apr212015
Accesso ai farmaci innovativi, Aceti (Tdm): accelerare il riparto dei fondi
Un fondo da un miliardo di euro per i farmaci innovativi è stato stanziato dal governo per i prossimi due anni, ma molte Regioni lamentano che per ora è solo sulla carta. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha smentito la lettura secondo cui non si tratterebbe di un finanziamento apposito ma di un vincolo su una quota di quello che ogni anno le Regioni già ricevono da Roma. Resta il fatto che i 50 mila malati gravi con epatite C, che rientrano nei criteri stabiliti dall'Agenzia italiana del farmaco e dovrebbero essere curati con il sofosbuvir, non riescono ad accedere a farmaco.
Tonino Aceti, Coordinatore Nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva, conferma la gravità della situazione, visto che «stanno arrivando alla nostra associazione segnalazioni di difficoltà di accesso effettivo ai farmaci; il problema non è ormai più legato ad adempimenti burocratici da parte delle Regioni, ma da una indisponibilità delle risorse economiche che, secondo quanto scritto nella legge di stabilità, vengono erogate a posteriori, a rimborso delle terapie». E le risorse saranno ancora meno in futuro dato il taglio, stabilito dal Governo e dalle stesse Regioni, di 2,5 miliardi di euro dal fondo nazionale 2015 e di altrettanti da quello del 2016.
Le Regioni hanno proposto di inserire anche il sofosbuvir nel meccanismo di payback secondo cui, se c'è uno sforamento della spesa farmaceutica, metà viene pagato dall'industria, ma secondo Aceti il nodo è un altro: «è necessario accelerare decisamente con la procedura di riparto del fondo, importante non solo per i farmaci anti epatite C ma per gli innovativi in generale; dobbiamo permettere alle regioni di poter contare su risorse concrete e non solo su una dichiarazione formale».
Aceti sollecita inoltre una revisione dei criteri di accesso ai farmaci contro l'epatite C: «sono troppo restrittivi e ci sono molti soggetti che ne restano fuori mentre ne hanno assoluta necessità, come per esempio chi ha una coinfezione di Hcv e Hiv».
Renato Torlaschi