Politica e Sanità
15 Maggio 2017Continua a destare preoccupazioni la proposta di direttiva europea, che riprende la direttiva Bolkestein del 2004, volta a sottoporre le nuove norme nazionali di accesso alle professioni - escludendo quelle già approvate - al cosiddetto test di proporzionalità e che si pone l'obiettivo, nell'ambito della strategia per il mercato unico, di favorire la libera circolazione e rimuovere i vincoli all'accesso alle professioni.
A fare il punto Maximin Liebl, presidente dell'ordine dei farmacisti di Bolzano, che spiega: «La proposta ripropone alcune tematiche della direttiva Bolkestein che richiedeva, tra gli altri punti, che eventuali restrizioni presenti nella normativa dei vari Stati avrebbero dovuto essere conformi ad alcuni criteri tra i quali la proporzionalità. In questo caso, in realtà, si parla di test di proporzionalità prima dell'adozione di una nuova regolamentazione ma le conseguenze non sono meno preoccupanti». Dover sottoporre a test di proporzionalità una norma «significa di fatto che gli Stati membri dovranno giustificare ogni disposizione nazionale che limiti l'accesso alla professione o il suo esercizio valutando se tali disposizioni siano necessarie e idonee a garantire il conseguimento dello scopo perseguito a favore della popolazione, per esempio questioni di salute pubblica appunto e sicurezza, e non vadano oltre quanto necessario per il raggiungimento di tale scopo, ovvero non siano sproporzionate. E questo è di per sé molto difficile».
Ma la preoccupazione più grande riguarda «le ricadute sugli eventuali ricorsi alla Corte di Giustizia europea perché un tale impianto normativo potrebbe mettere in discussione il principio, finora applicato, per cui la salute è appannaggio degli stati nazionali. Il rischio quindi è che si vada nella direzione di liberalizzazioni spinte da criteri diversi dalla salute pubblica». Va detto poi che «sotto il termine professioni, a livello UE, rientrano tutte le professioni regolamentate dagli Stati membri e che sono interessate dalla Direttiva sul reciproco riconoscimento delle qualifiche professionali. Il che significa circa il 30% della popolazione europea, ricomprendendo anche per esempio i maestri di sci». Sul tema «il Pgeu è da tempo al lavoro per opporsi a questo tentativo e si è creato un fronte comune con medici e odontoiatri per arrivare a un'esclusione delle professioni sanitarie dalla direttiva». Ma i timori sono forti: «All'epoca della direttiva Bolkestein l'esclusione delle professioni sanitarie era avvenuta all'ultimo momento, in seno al Parlamento Europeo. Il problema è che così si entra in logiche che dipendono dalle forze di volta in volta in campo e non sono prevedibili. La nostra speranza è che si arrivi prima a bloccare la ricaduta sulle professioni sanitarie».
Francesca Giani
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