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dic132019

Alimenti medici speciali, Aziende: impegno per rimuovere disuguaglianze accesso

Alimenti medici speciali, Aziende: impegno per rimuovere disuguaglianze accesso

Nutrizione medica: ancora diseguaglianza territoriale dell'accesso agli alimenti a fini medici speciali destinati a persone affette da patologie

Le aziende che si occupano di nutrizione medica in Italia hanno presentato un Manifesto per porre all'attenzione delle istituzioni del Servizio sanitario nazionale l'irrisolta diseguaglianza territoriale dell'accesso agli alimenti a fini medici speciali, che sono a carico del paziente o parzialmente rimborsati solo in alcune regioni. Una situazione "non più accettabile" secondo Nutrizione medica - Unione Italiana Food, associazione di Confindustria che riunisce le aziende di questo particolare settore che si occupa di nutrizione clinica, destinata a persone affette da patologie, che si differenzia, come sottolineato in una nota, dagli integratori destinati alla popolazione generale.
Il Manifesto, presentato ieri durante un incontro a Roma, rappresenta l'impegno formale delle Aziende associate che si mettono a disposizione del sistema salute per dimostrare l'efficacia terapeutica e la sostenibilità economica degli Alimenti a fini medici speciali (Afms), sia per i pazienti, sia per il sistema sanitario. L'associazione intende richiedere a Parlamento e Governo di farsi carico, attraverso opportuni atti legislativi, di questo bisogno non soddisfatto di migliaia di pazienti e delle loro famiglie.

Il Manifesto sottolinea inoltre che lo screening per la valutazione dello stato nutrizionale dei malati non viene effettuato in modo sistematico e omogeneo in tutti gli ospedali e che non tutte le terapie nutrizionali sono riconosciute nei Lea (Livelli essenziali di assistenza). Esse sono infatti erogate ai pazienti soltanto da alcune Regioni, con evidenti e ingiuste disparità territoriali.
«Su 180 mila decessi per tumore ogni anno nel nostro Paese, 35 mila avvengono a causa della malnutrizione. È indispensabile dunque garantire un adeguato percorso nutrizionale del paziente oncologico in tutte le regioni e in tutte le strutture sanitarie, anche periferiche - ha dichiarato Pierpaolo Sileri, viceministro della Salute. - Al fine di assicurare interventi nutrizionali adeguati, tempestivi, efficaci e sicuri sull'intero territorio nazionale il ministero della Salute dallo scorso marzo ha iniziato un'attività di monitoraggio sull'attuazione delle linee d'indirizzo nazionali approvate in sede di Conferenza Stato-Regioni nel dicembre 2017. Per adesso ci sono arrivati i dati solo di alcune regioni, che stanno mettendo in piedi dei team multidisciplinari dedicati. Se ovunque si intervenisse sulla malnutrizione ospedaliera lo Stato potrebbe salvare delle vite umane e risparmiare almeno due miliardi di euro l'anno».

«Il 9% dei pazienti è già malnutrito in prima visita oncologica, ovvero ancora prima di iniziare le terapie antitumorali. Il 43% è a rischio di malnutrizione. La malnutrizione è presente nel 39% circa dei pazienti in trattamento attivo (chemio e radio) e che 1 paziente oncologico su 5 muore di cachessia neoplastica prima che per la malattia - sottolinea il professor Maurizio Muscaritoli, presidente SINuC Società italiana di nutrizione clinica e metabolismo. -I pazienti oncologici malnutriti tollerano meno bene le terapie, la cui tossicità aumenta in corso di malnutrizione e, in media, ricorrono maggiormente a ricoveri ospedalieri ripetuti».
«Per il paziente oncologico ricevere un corretto trattamento nutrizionale dovrebbe rappresentare un diritto. Tuttavia, la malnutrizione nel malato oncologico è ancora un problema sottovalutato e poco conosciuto, nonostante la sua frequenza e le importanti ripercussioni che può avere" - dichiara il dr. Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva. - La malnutrizione deve invece essere prevenuta ed eventualmente individuata precocemente e trattata tempestivamente, per questo è necessaria la sua valutazione e misurazione, dalla presa in carico sino al follow up. Le terapie nutrizionali dovrebbero essere inserite nel contesto delle cure simultanee, al pari delle cure palliative e, di conseguenza, la figura del nutrizionista dovrebbe essere sempre prevista negli incontri multidisciplinari. È molto importante coinvolgere anche gli operatori sanitari, prevedendo programmi di formazione specifici così da contribuire a diffondere una cultura su questo tema. La corretta e tempestiva informazione al cittadino sui benefici di una corretta nutrizione fornita da personale competente è inoltre una fondamentale strategia per contribuire a migliorare l'esito di salute».
«Il Manifesto è il primo passo di un'attività che proseguirà nel 2020 volta a creare consapevolezza in tutti gli attori e gli enti istituzionali coinvolti affinché si trovino soluzioni condivise per risolvere urgentemente le diseguaglianze di accesso dei pazienti oncologici agli Afms - spiega il dr. Marco Alghisi rappresentante dell'Associazione. - Ci batteremo, inoltre, per la reintroduzione della detraibilità fiscale per gli Afms, già prevista nella Legge di Bilancio 2018, l'adozione dello screening nutrizionale al momento della presa in carico di ogni paziente oncologico e l'introduzione degli Alimenti a fini medici speciali nei Lea, garantendo quindi uniformità di accesso alle terapie nutrizionali su tutto il territorio nazionale».
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