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Nutrizione

10 Marzo 2016

Allergie in aumento in età pediatrica. Quali sono quelle che hanno maggiori probabilità di regredire


L'allergia è un problema globale e in continua crescita. L'Organizzazione Mondiale di Allergologia (World Allergy Organization - Wao) nel suo Libro bianco sull'allergia, fa il punto sull'incidenza, la ricerca e gli aspetti di immunologia clinica delle malattie allergiche più diffuse. Il 30-40% della popolazione mondiale è ormai colpita da una o più patologie allergiche (allergie alimentari, ma anche di asma, anafilassi, allergia a farmaci, allergia al veleno di insetti, eczema, orticaria e angioedema), dice il documento e l'età pediatrica è la più sensibile. Nei neonati e bambini piccoli infatti le allergie sono più frequenti, quelle alimentari, in particolare.

In Italia soffre di allergia alimentare circa il 2% della popolazione adulta, nei bambini il dato sale fino al 7%, anche se, nella maggior parte dei casi, l'ipersensibilità viene superata entro il terzo anno di età. Evitare il contatto con gli allergeni specifici rimane la via più sicura per scongiurare i sintomi. In alcuni casi, la desensibilizzazione orale rappresenta un approccio promettente per limitare l'impatto della malattia, ricorda la Wao, ferma restando l'importanza che il paziente sia seguito da uno specialista, responsabile anche del piano di intervento. Le allergie alimentari più comuni che compaiono nei primi anni di vita sono quelle a latte, uovo, soia, pesce, frutta secca e frutta fresca. Per alcune però, l'organismo riesce a recuperare una tolleranza: quelle che più facilmente regrediscono, in giovane età, sono le allergie al latte, alle uova, alla soia e al grano. È quanto si può dedurre anche dai dati di uno studio pubblicato su Annals of Allergy Asthma and Immunology (Gupta RS et al., 2013) su più di 40000 bambini in USA: ad 1 su 4 circa, entro i cinque anni di età, l'allergia scompare. Quali allergie in particolare? Si è visto che più facilmente regrediscono quelle al latte, all'uovo e alla soia (rispettivamente nel 41,1%, 40,2% e 35,7% dei casi); l'allergia a noci, arachidi e crostacei invece ha minori probabilità di migliorare (rispettivamente 14,3%, 15,6% e 13%).

Si possono dedurre quindi alcune regole generali: quanto prima l'allergia compare (ovvero quanto più è giovane il soggetto), maggiori sono le possibilità che possa anche regredire; più probabile sarà l'acquisizione di una tolleranza se l'allergia è solo per un alimento in particolare e quanto più contenuta è stata l'entità dei sintomi (per esempio prurito o eczema cutaneo) con cui si è manifestata sin dall'inizio. Va detto, in conclusione, che i motivi e le modalità di induzione di una tolleranza sono un argomento ancora molto dibattuto e di cui vanno approfonditi i meccanismi. In un recente articolo, la stessa Wao, nel merito del recupero della tolleranza a latte e uova (attraverso l'ingestione di latte e uova cotte) ipotizza che non sia tanto l'ingestione di piccole quantità allergeni modificati (dalla cottura appunto) ma il fenotipo della malattia, il fattore di predizione più convincente nello sviluppo di tolleranza a questi allergeni.

Francesca De Vecchi - esperta in scienze e tecnologie alimentari

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