Sanità

lug12021

Antibiotici, uso umano e in animali in calo in Ue. In Italia ancora alti consumi e resistenza

Antibiotici, uso umano e in animali in calo in Ue. In Italia ancora alti consumi e resistenza

L'uso di antibiotici per gli animali da reddito e per la salute umana in Italia è in calo, ma i livelli di consumo e la resistenza a questi farmaci sono ancora tra i più alti d'Europa

L'uso di antibiotici per gli animali da reddito e per la salute umana in Italia è in calo, ma i livelli di consumo e la resistenza a questi farmaci sono ancora tra i più alti d'Europa. È quanto emerge dal rapporto "Consumo di antimicrobici e resistenza nei batteri dell'uomo e degli animali", pubblicato dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) e Agenzia europea per i medicinali (Ema). Lo studio presenta dati sul consumo di antibiotici e sullo sviluppo di antibiotico-resistenza (Amr) in Europa nel periodo 2016-2018 applicando un approccio del tipo "One Health" (di salute unica, globale).


In Europa consumi in calo: uso in animali più basso che nell'uomo

In generale il report segnala un calo nell'uso degli antibiotici, in particolare ora negli animali da produzione alimentare risulta più basso che nell'uomo. Il calo significativo nell'impiego di antibiotici negli animali da produzione alimentare, si legge nella nota stampa che accompagna la pubblicazione, "indica che le misure assunte a livello nazionale per limitarne l'uso si stanno rivelando efficaci. Tra il 2016 e il 2018 si è quasi dimezzato negli animali da produzione alimentare l'uso di una classe di antibiotici chiamati polimixine, che include la colistina. Si tratta di uno sviluppo positivo in quanto le polimixine sono utilizzate anche negli ospedali per curare i pazienti infettati da batteri resistenti a più farmaci". Il quadro europeo però non è omogeneo: la situazione varia notevolmente da Paese a Paese e da una classe di antibiotici all'altra. Per esempio, le aminopenicilline, le cefalosporine di terza e quarta generazione e i chinoloni (fluorochinoloni e altri chinoloni) vengono usati più nell'uomo che negli animali da produzione alimentare, mentre le polimixine (colistina) e le tetracicline sono usate più negli animali da produzione alimentare che nell'uomo.


Il nesso tra uso di antibiotici e resistenza dei batteri

Lo studio evidenzia che nelle infezioni umane da Escherichia coli l'uso di carbapenemi, cefalosporine di terza e quarta generazione e chinoloni è associato a resistenza ai medesimi antibiotici. Analoghe associazioni sono state riscontrate negli animali da produzione alimentare. Lo studio mette in luce anche i nessi tra l'impiego di antimicrobici negli animali e l'AMR nei batteri presenti in animali da produzione alimentare, a loro volta associati ad AMR nei batteri presenti in esseri umani.

Ne è un esempio il batterio Campylobacter spp. che si riscontra negli animali da produzione alimentare e causa infezioni alimentari nell'uomo. Gli esperti hanno rilevato un'associazione tra la resistenza in tali batteri negli animali e la resistenza dei medesimi batteri nell'uomo. L'antibiotico-resistenza, conclude la nota, "è un grave problema di salute pubblica mondiale con gravi ripercussioni economiche. L'approccio "One Health" messo in atto grazie alla cooperazione tra Efsa, Ema ed Ecdc e i risultati presentati in questo studio incoraggiano a proseguire gli sforzi per far fronte all'Amr a livello nazionale, europeo e mondiale in tutti i settori sanitari".
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