ott252016
Antidepressivi: risposta al placebo stabile da oltre 25 anni di studi
Una revisione sistematica appena pubblicata su The Lancet Psichiatry non conferma l'ipotesi di un aumento del tasso di risposta al placebo negli studi sui farmaci antidepressivi. Gli autori dell'articolo, coordinati da
Andrea Cipriani del Dipartimento di Psichiatria all'Università di Oxford, nel Regno Unito, hanno scoperto che la risposta al placebo è stabile da oltre 25 anni, con tassi fra il 35% e il 40%. «Gli studi svolti in precedenza che suggerivano una risposta al placebo in aumento progressivo dal 1970 erano basati su dati limitati oppure obsoleti e usavano metodi statistici inadeguati» scrivono gli autori, che hanno selezionato dalla letteratura corrente 252 trial randomizzati e controllati svolti su antidepressivi di prima e seconda generazione tra il 1978 e il 2015, per un totale di oltre 26.000 pazienti trattati con placebo.
«Dal 1990 il tasso medio di risposta al placebo è rimasto costante» sottolineano i ricercatori, spiegando che questi risultati dovrebbero migliorare l'interpretazione della letteratura scientifica e il futuro della psicofarmacologia da un punto di vista sia clinico sia metodologico. «Dal punto di vista clinico un tasso di risposta al placebo del 35-40% continua a rappresentare senza dubbio un'elevata percentuale di pazienti, e mette in evidenza la necessità di integrare le strategie non farmacologiche per aumentare la risposta antidepressiva» sottolineano gli autori, precisando che l'aspettativa di miglioramento e il contatto con un ambiente sanitario con funzioni di supporto e terapia contribuiscono alla risposta positiva osservata nei pazienti depressi randomizzati a ricevere placebo. E in un editoriale di accompagnamento
Paul Enck, dell'Ospedale universitario di Tubingen in Germania, commenta: «Il dibattito sull'aumento della risposta al placebo negli studi sugli antidepressivi potrebbe anche chiudersi definitivamente con i dati, piuttosto chiari, di questa revisione sistematica».
Lancet Psychiatry. 2016. doi: 10.1016/S2215-0366(16)30307-8Lancet Psychiatry.2016. doi: 10.1016/S2215-0366(16)30308-X