Il trattamento con basse dosi di Asa in gestanti ad alto rischio di preeclampsia porta a una minor incidenza di tale diagnosi rispetto al placebo. Sono queste le conclusioni di uno studio in doppio cieco e controllato con placebo nel quale sono state coinvolte 1.776 donne con gravidanze singole ad alto rischio di gestosi pretermine. «La preeclampsia rappresenta un'importante causa di decesso e complicazioni materne e perinatali e non è chiaro ad oggi se l'assunzione di basse dosi di aspirina durante la gravidanza possa ridurre il rischio» esordisce Daniel Rolnik, del King's College Hospital di Londra, primo autore dello studio pubblicato sul New England Journal of Medicine. Come ricorda l'esperto infatti, già nel 1979 uno studio aveva suggerito una riduzione del rischio di preeclampsia nelle donne trattate con aspirina e da allora oltre 30 studi hanno analizzato tempistiche e schemi di somministrazione senza però giungere a conclusioni definitive e univocamente accettate. «Mancano inoltre strumenti di screening davvero efficaci per poter identificare le donne ad alto rischio di sviluppare il disturbo» aggiunge Rolnik che assieme ai colleghi ha deciso di dare il via a uno studio per cercare di chiarire alcuni di questi dubbi. Le donne che hanno preso parte alla ricerca britannica e provenivano da 13 ospedali di 5 paesi, sono state giudicate ad alto rischio di preeclampsia sulla base di uno screening effettuato nel primo trimestre e sono state randomizzate a ricevere aspirina alla dose di 150 mg/die o placebo a partire dalla settimana 11-14 di gestazione e fino alla settimana 36. «Il trattamento ha ridotto significativamente il rischio di preeclampsia» spiegano gli autori ricordando che la gestosi pretermine si è manifestata in 13 donne (1,6%) trattate con aspirina e in 35 (4,3%) del gruppo placebo. «Anche l'aderenza al trattamento è risultata buona con 8 donne su 10 che hanno assunto almeno l'85% delle compresse richieste» afferma Rolnik che poi conclude: «E non sono state osservate differenze in termini di eventi avversi neonatali o di altro genere».
N Engl J Med. 2017. doi: 10.1056/NEJMoa1704559
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28657417