lug242020
Assistenza territoriale da rivedere, Torriglia (vicepresidente Assogenerici): un impegno a tutto campo
A colloquio con Fabio Torriglia, vice presidente di Assogenerici, responsabile del Gruppo di lavoro canale farmacia e distribuzione intermedia
In uno scenario in cui è sempre più urgente la necessità da un lato di rivedere l'organizzazione dell'assistenza territoriale, che ha manifestato alcune falle; dall'altro per l'industria farmaceutica di trovarsi in condizioni di reagire al meglio qualora si presentasse la tanto temuta seconda ondata di Covid-19, Assogenerici - l'associazione industriale dei produttori di farmaci equivalenti e biosimilari - si sta mostrando molto attiva nel raccogliere le sfide che l'emergenza ha posto all'attenzione del sistema sanità nel suo complesso. A parlarne è
Fabio Torriglia, Country Manager di Mylan Italia e vicepresidente di Assogenerici, responsabile del Gruppo di lavoro canale farmacia e distribuzione intermedia in un'intervista su Punto Effe (n. 11/2020).
Prima di tutto un bilancio sulle aziende "genericiste" durante la pandemia, come è andata?
Tutto il nostro comparto si è trovato in primissima linea nel fornire i medicinali necessari nei mesi più drammatici dell'emergenza. È aumentata in particolare la domanda di tutti i farmaci afferenti alle classi dei miorilassanti, anestetici, oppioidi e sedativi, che servono per la gestione dei pazienti in terapia intensiva. Si tratta di medicinali essenziali per le unità di terapia intensiva e sub intensiva e, in qualche caso, la richiesta è aumentata del 500 per cento rispetto alla norma, specie nelle regioni più colpite. Così come è aumentata la richiesta di antiretrovirali, utilizzati in prima linea contro il Covid-19. Si tratta nella stragrande maggioranza dei casi di farmaci da tempo fuori brevetto, prodotti da diverse aziende nostre associate.
Un notevole sforzo produttivo...Il comparto ha svolto un ruolo cruciale grazie alle aziende e alle migliaia di collaboratori che proprio nelle aree di crisi del nord Italia hanno fatto sforzi superiori al normale per settimane, riuscendo a produrre e fornire in modo incessante in tutta Italia farmaci salvavita a costi accessibili. Sono stati attivati anche tutti i network produttivi internazionali, per adeguare la produzione alla domanda. E questo vale per tutto il comparto europeo, che conta più di trecento siti produttivi in tutta Europa, che garantiscono il 67 per cento dei medicinali soggetti a prescrizione nell'Unione. Direi anzi che l'esperienza Covid è servita anche a testare la coesione e la capacità di collaborazione delle nostre aziende all'interno della comunità europea. E siamo convinti che questa esperienza ci aiuterà a derivarne buoni frutti per il futuro sviluppo del comparto.
In questo post lockdown pare molto stretto il legame tra Assogenerici e la medicina territoriale, culminato con un appello congiunto alle istituzioni. Quali sono i presupposti di tale appello? I presupposti sono rappresentati dai dati resi noti a più riprese in questi mesi dalle società scientifiche e dalle stesse associazioni dei pazienti: durante l'emergenza Covid i pazienti hanno rallentato, rinviato o addirittura rinunciato alle cure e ai controlli di routine. La stessa medicina territoriale è stata investita dall'emergenza e ha offerto le proprie energie e il proprio tributo in vite umane nel tentativo di contrastarla con tutti i mezzi a loro disposizione. La comprensibile paura della pandemia ha determinato una minore attenzione sui percorsi di cura da parte di numerosi pazienti affetti dalle grandi cronicità - per esempio le malattie cardiovascolari o diabete - che coinvolgono direttamente l'attività delle nostre imprese.
Che considerazioni ne avete tratto? Come i medici di medicina generale siamo convinti che mentre sia necessario continuare a tenere alta la guardia contro possibili nuove ondate del contagio, è necessario anche progettare e investire subito nel potenziamento dell'attività di presa in carico dei pazienti nel territorio. E questa urgenza è emersa con forza ed è stata sotto gli occhi di tutti proprio nei mesi peggiori della pandemia. Anche i farmacisti hanno dato prova di grande professionalità mettendo a disposizione la propria esperienza e dedizione nell'assistenza dei pazienti sui territori, garantendo il farmaco in maniera continuativa. I presidi garantiti dal Medico di medicina generale e dai farmacisti rappresentano il perno attorno al quale i pazienti dovranno continuare a trovare la assistenza più qualificata, e noi aziende del comparto saremo a loro fianco.
Il presidente di Assogenerici Hausermann afferma che urge una nuova governance del farmaco, basata su tre pilastri: revisione dei tetti di spesa, dei meccanismi di prezzo e rimborso e soprattutto delle forme di distribuzione di diverse categorie di farmaci fuori brevetto. Vogliamo entrare un po' nel dettaglio? Da anni chiediamo la rimodulazione dei tetti di spesa, a fronte del palese sottofinanziamento della a spesa ospedaliera: nonostante le buone intenzioni che lo scorso anno hanno fatto anche da cornice all'accordo per la chiusura dei contenziosi sul pay-back, la norma non è stata inserita nella Legge di Bilancio per l'anno in corso e questo meccanismo continua di fatto a sottrarre fondi al capitolo complessivo della farmaceutica. Per quanto riguarda prezzi e rimborsi, basta fare una verifica in farmacia: il prezzo medio dei nostri prodotti è di 6 euro e la politica del massimo ribasso sui prezzi sta da tempo minando la possibilità di tenuta da parte di molte nostre aziende. La mancata valorizzazione del meccanismo concorrenziale di generici e biosimilari - da attuare reinvestendo nella farmaceutica le risorse liberate grazie ai nostri prodotti - rischia in realtà di determinare la fuoriuscita di operatori dal mercato, determinando un monopolismo di ritorno che non farebbe bene al Ssn.
E sulla distribuzione? Lo stesso ragionamento si applica alla scelta distorsiva di dirottare sulla distribuzione diretta e per conto intere categorie di prodotti fuori brevetto e di ampio uso che non necessitano di controllo ricorrente: una norma a tutela del paziente e riferita solo a particolari categorie di prodotti viene utilizzata viceversa da tempo a svantaggio di quest'ultimo. La riforma della governance che sollecitiamo da tempo deve invece tenere in conto soprattutto e in primo luogo la sfida delle cronicità, riportando in farmacia tutto ciò che serve a sostenerla.
Tra le questioni più scottanti quella del "gain sharing": di cosa si tratta, uscendo dalla terminologia per addetti ai lavori?
In realtà il concetto di "condivisione degli utili" è mutuato dal mondo del lavoro: sono gli incentivi che l'azienda riconosce ai propri dipendenti che contribuiscono a migliorare l'efficienza dell'azienda. Applicato al nostro settore significa tracciare e valorizzare tutte le risorse disponibili da reinvestire nel Ssn a vantaggio dei pazienti, che ne sono gli "azionisti". È in quest'ottica che abbiamo sollecitato le istituzioni a considerare in relazione a qualsiasi scelta che coinvolga i nostri prodotti il valore di cui essi sono portatori in termini di sostenibilità del sistema e ampliamento della platea dei pazienti che possono accedere alle cure.
Nuova remunerazione della farmacia, questione annosa: qual è la posizione di Assogenerici? Su questo argomento non abbiamo mai cambiato opinione: alla luce delle considerazioni fatte fin qui non possiamo non respingere al mittente qualsiasi soluzione che abbia delle ricadute sulle quote di spettanza dell'industria e sul prezzo al pubblico. Tra l'altro, proprio il ritorno dei prodotti dalla distribuzione diretta alla convenzionata contribuirebbe a garantire una maggiore sostenibilità alle farmacie, dal momento che gli avanzi registrati dalla spesa di fascia A, quest'anno si aggirano sugli 800-900 milioni di euro.
Le associazioni europee del comparto farmaceutico lamentano uno scarso supporto da parte delle istituzioni comunitarie, che potrebbe ripercuotersi sul mercato continentale nel caso si presentasse una seconda ondata del virus. Possiamo riassumere le criticità da voi evidenziate? Le aziende europee hanno instaurato fin dall'inizio dell'emergenza un dialogo tecnico trasparente con le istituzioni europee, con l'obiettivo di mantenere, in relazione alla pandemia, la flessibilità necessaria per spostare rapidamente i medicinali tra i Paesi in base alle esigenze dei pazienti. E il modello ispiratore era stato proprio il rapporto di collaborazione instaurato in Italia con la nostra agenzia, l'Aifa. Viceversa, per prepararsi a una nuova possibile ondata della pandemia in autunno, la direzione generale Santé ha preferito affidarsi a una procedura di gara europea congiunta tra più Stati Membri per la fornitura di medicinali usati per pazienti in terapia intensiva soggetti alla nuova malattia del coronavirus (Covid-19). Il bando in questione non è mai stato pubblicato e non c'è stato nessun tentativo di confronto e dialogo con le organizzazioni industriali del comparto: è stata mandata una lettera d'invito a un panel selezionato di aziende.
Le conseguenze? A parte l'opacità della condotta la normativa degli appalti congiunti non è assolutamente utilizzabile per la fornitura di farmaci fuori brevetto, che presentano più titolari di Aic e che vengono commercializzati attraverso licenze e presentazioni specificatamente nazionali. In più il bando non reca impegni sui volumi, rendendo impossibile qualsiasi programmazione delle capacità produttive da parte delle aziende, che dovranno comunque onorare i singoli contratti di fornitura già stretti con i singoli Paesi e Regioni. In questo modo le aziende sono paralizzate: si scaricano tutti i rischi finanziari sulle imprese che rischiano di accumulare scorte per far fronte a ordini che potrebbero non arrivare mai. Una distorsione che il nostro comparto non potrà gestire.
Giuseppe Tandoi