Sanità

apr42017

Assofarm, pronti per nuova remunerazione. A istituzioni chiediamo avvio sperimentazioni

Assofarm, pronti per nuova remunerazione. A istituzioni chiediamo avvio sperimentazioni
Un nuovo modello di remunerazione che permetta di avere le risorse economiche per essere sempre più protagonisti dello sviluppo sociale delle comunità locali - uno sviluppo che passa per una maggiore tutela della salute ma che non si esaurisce in essa - e per avviare una relazione con tutti gli altri soggetti sanitari locali, al fine di integrare il farmacista nei più complessi sistemi terapeutici. Assofarm torna sulla nuova proposta di remunerazione, che era stata presentata in occasione dell'ultima edizione di FarmacistaPiuÌ, e lo fa nell'editoriale a firma di Francesco Schito, segretario generale dell'Associazione. «Il modello» si legge «è articolato su tre aree di attività».

La prima è la «dispensazione: si propone una forma di remunerazione "mista", dove per la dispensazione in convenzione sarà corrisposta una percentuale fissa commisurata al prezzo ex-factory del farmaco, per quella in DPC una percentuale o una fee sulla base del modello regionale e locale di remunerazione, mentre supplementi saranno previsti per le dispensazioni notturne, in emergenza e a domicilio». Secondo punto è il «sostegno al self-care: remunerazione forfettaria (rinegoziata ogni due anni in sede di accordo locale) per l'educazione sulla corretta assunzione di farmaci OTC e per prestazioni professionali inerenti patologie minori (come tosse, raffreddore, bruciore di stomaco, mal di schiena, ecc.)». Infine, c'è «un miglior uso dei farmaci: una fee per confezione settimanale e per confezione mensile remunererà la composizione personalizzata della terapia, mentre per la consulenza alla prima dispensazione di un nuovo medicinale a paziente cronico si immagina l'adozione di range di remunerazione simili a quanto oggi accade nel Regno Unito (£33.11-£46.36 sulla base del numero mensile di pezzi che riceve la prestazione nella farmacia)».

Per Assofarm, questo «futuro non necessariamente dovrà coinvolgere tutte le farmacie italiane. Solo quei presidi che presenteranno caratteristiche adeguate e che accetteranno la sfida della pharmaceutical care avranno diritto a questo nuovo accreditamento, mentre le altre farmacie potranno liberamente perseguire il modello di business attuale senza che per questo siano da considerarsi farmacie minori. Se ognuno dovrà fare la sua scelta, deve essere chiaro sin d'ora che le farmacie comunali sono mature per questa sfida. Lo sono dal punto di vista sanitario e manageriale. EÌ il risultato di un lungo percorso fatto di formazione sanitaria ai nostri farmacisti e di processi di modernizzazione delle nostre aziende. Una maturità che oggi ci permette di proporre senza indugi a Governo e Regioni una sperimentazione di medication review e di prima dispensazione in grado di produrre dati certi su cui basare la messa a sistema delle proposte illustrate in questo intervento». In conclusione, «non crediamo che vi sia un'alternativa percorribile, non crediamo che via sia ancora tempo per attendere chissàÌ cosa».


Francesca Giani
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