gen232018
Big pharma, Sanofi e Celgene proseguono le acquisizioni
Proseguono le acquisizioni e fusioni annunciate da osservatori e analisti e avviate nei primi giorni dell'anno 2018: questa volta tocca a Sanofi e Celgene che con le rispettive operazioni spendono complessivamente oltre 20 miliardi di dollari per rilevare l'americana Bioverativ specializzata in emofilia e Juno therapeutics specializzata in oncologia. In particolare, si legge sulle agenzie di settore, Sanofi acquista Bioverativ, spin off di Biogen per 11,6 miliardi di dollari, in pratica la maggiore acquisizione messa a segno negli ultimi sette anni durante i quali sono saltati alcuni accordi importanti con Medivation e Actelion acquisite da altre Big pharma (Pfizer e Johnson & Johnson). E potrebbe non essere la sola acquisizione della società francese che, si apprende da fonti stampa, ha fatto sapere di avere a disposizione 20 miliardi di euro per possibili accordi, la quota restante potrebbe essere spesa per investire sulle divisioni di prodotti consumer health di Pfizer o Merck.
Dal canto suo Celgene si è interessata alle terapie oncologiche acquistando la Juno Therapeutics, con cui collabora dal 2015 per ricerche in questo ambito e di cui è la maggior azionista con una quota del 10%. Effetti positivi sui titoli Juno che chiudono in rialzo del 26,82%. Si tratta della seconda importante acquisizione portata a termine dal gruppo americano. Il 6 gennaio scorso, infatti Celgene ha acquistato Impact Biomedicines per 7 miliardi di dollari.
Gli analisti segnalano un inizio di anno particolarmente vivace sul fronte M&A con un'offerta da parte di Novo Nordisk per Ablynx da 3,2 miliardi di dollari e un'acquisizione da parte di Takeda Pharamaceutical che ha rilevato l'americana TiGenix per 627 milioni di dollari. A spingere sull'acceleratore, spiegano, è l'ondata di scadenze dei brevetti iniziata nel 2017 e che proseguirà ancora nel 2018 e la concentrazione delle ricerche, molto costose, su terapie antitumorali di ultima generazione, tra cui la terapie geniche: «Neanche le aziende più grosse e potenti - commenta su una testata finanziaia
Massimo Scaccabarozzi, presidente della Farmindustria - sono in grado di affrontare da sole ricerche del genere, e così si intensifica la corsa ai network fra aziende, piccole startup, laboratori pubblici e privati».
Simona Zazzetta