apr102018
Blitz in farmacia, Procura Milano: infiltrazioni mafiose. Tobia: più rischi con legge Concorrenza
Con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danni dell'Erario, truffa ad aziende farmaceutiche, autoriciclaggio, ricettazione di farmaci, somministrazione di medicinali in modo pericoloso per la salute pubblica ed emissione di fatture per operazioni inesistenti sono stati raggiunti da misure cautelari del Nas 13 persone che, tra titolare, direttori amministrativi e tecnici, e consulenti operavano in una farmacia di Milano che è già stata al centro di un'indagine della Direzione investigativa antimafia di Milano. Stando a quanto riportano le edizioni milanesi del Corriere della Sera e di Repubblica, il titolare della farmacia in piazza Caiazzo collegato con la 'ndrangheta era già stato coinvolto in un'inchiesta, archiviata della Dda del capoluogo lombardo, legata all'acquisto, per 200mila euro, nell'acquisto della farmacia. Le indagini, avviate nel gennaio 2017, hanno consentito al Nas di Milano di individuare un giro d'affari da 20 milioni di euro basato sull'acquisto presso le aziende farmaceutiche, di ingenti quantitativi di farmaci molto costosi, a destinazione ospedaliera pubblica o privata, in particolare medicinali antitumorali, antivirali, e per altre gravi patologie ad un prezzo scontato ex factory fingendo che fossero destinati a strutture ospedaliere private italiane (sfruttando un fittizio accreditamento presso l'Aiop, Associazione Italiana ospedalità privata, che riunisce, appunto, le strutture di ricovero e di cura private). La cronaca segnala anche l'esistenza di una rete di riciclaggio dei farmaci, la cui documentazione veniva in tutto o in parte falsificata al fine di rivenderli nel mercato parallelo estero, in particolare in Nordafrica e nel Sudest Asiatico. I farmaci venivano venduti all'estero a prezzi molto maggiori di quelli d'acquisto, tra l'altro esponendo a gravi pericoli per la salute gli utilizzatori, poiché la vendita avveniva tramite una filiera non autorizzata e non controllabile ed utilizzando intermediari stranieri che in molti casi era addirittura estranei al settore sanitario.
Secondo la Procura utilizzavano intermediari stranieri, che facevano tutt'altro lavoro (ristoratori, impiegati di banca), che gestivano lo smercio dei farmaci. Fra le conseguenze più gravi del traffico di farmaci in un mercato parallelo, come spiegato in conferenza stampa dal pm
David Monti, è «la rarefazione del farmaco sul mercato nazionale legale causa di carenze e irreperibilità sul territorio». A cui si aggiunge anche il danno erariale e truffa ai danni dello Stato, altro reato contestato «e che andrà approfondito, perché da queste attività commerciali illegali nel corso degli anni si è ottenuto un consistente credito d'Iva che veniva, in maniera fraudolenta, presentata a rimborso». E ha aggiunto che l'illegittimo rimborso del credito d'Iva maturato e i ricavi della vendita dei farmaci conferiscono a questo fenomeno di nuova frontiera per la malavita organizzata un ingentissimo margine di guadagno. Gli esiti delle indagini confermano i rischi che la categoria ha più volta segnalato: «Non posso che ribadire quanto già detto tre anni fa - è il commento di Roberto Tobia, presidente di Federfarma Palermo - con una legge sulla concorrenza che apre ai capitali e non fissa una quota di farmacisti nella compagine della società, come accade in altri settori, titolare della farmacia espone a questi rischi. Bisogna che il prossimo governo trovi soluzioni per dare certezze che i capitali che entrano in farmacia siano puliti. La legge 124 non piace a nessuno, e senza obbligo del farmacista nella compagine l'accesso di capitali di dubbia provenienza trova strada spianata. Bisogna intervenire affinché la farmacia non diventi luogo di riciclaggio di denaro sporco».
Simona Zazzetta