ott292015
Bpco, vantaggi dalla doppia broncodilatazione: rapidità d'azione, efficacia e maneggevolezza
Nei pazienti affetti da broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco) in cui il sintomo prevalente è la dispnea (prima da sforzo, poi a riposo), non sempre l'approccio terapeutico basato su un singolo broncodilatatore a lunga durata d'azione riesce a dare una risposta efficace. In questi casi una doppia broncodilatazione farmacologica - ovvero l'associazione di due diversi farmaci ad azione complementare - può rivelarsi l'opzione ottimale. Se ne è parlato a Milano, durante un incontro in cui è stata annunciata la disponibilità di un nuovo doppio broncodilatatore, costituito dalla combinazione di umeclidinio e vilanterolo da somministrare una sola volta al giorno mediante un unico dispositivo di semplice uso. L'umeclidinio è un antimuscarinico a lunga durata d'azione (Lama), più attivo nelle vie aree superiori. Vilanterolo, invece, agonista dei recettori beta-2 (Laba), agisce soprattutto nelle vie aeree profonde e associa alla lunga durata d'azione una grande rapidità di attività farmacologica (5 minuti) in grado di dare sollievo immediato. Gli studi clinici condotti per la registrazione dell'associazione da parte delle autorità regolatorie europee e italiane dimostrano che il doppio broncodilatatore così composto migliora la funzionalità polmonare favorendo un efficace controllo della dispnea, riduce la necessità di ricorrere a farmaci sintomatici durante la giornata rispetto a un solo broncodilatatore e consente di migliorare la qualità di vita del paziente permettendogli una maggiore attività fisica, con una tolleranza all'esercizio aumentata del 21% rispetto alla valutazione prima della cura. «Nelle terapie delle malattie respiratorie accade spesso che il malato, appena assunto un farmaco e ottenuto un miglioramento, abbandoni la cura o riduca autonomamente le dosi del medicinale prescrittogli» ha rilevato
Annarosa Racca, presidente nazionale Federfarma, evidenziando il problema del monitoraggio dell'aderenza. Per questo, ha proseguito, «le farmacie, primo presidio sociosanitario vicino al cittadino, hanno un ruolo sempre più attivo nel processo di cura dei pazienti cronici, sia facendo in modo che il paziente segua le indicazioni del medico e non dimentichi di assumere i medicinali prescritti rispettando dosi e orari, sia controllando che non si abbiano interazioni con altri medicinali che il paziente assume».