ott282016
Calendula, il fiore che segna il passare del tempo
C'è un sottile filo rosso che lega il fiore di calendula ai concetti di Tempo e di Dolore. Il bel fiore arancione ci ricorda ancora una volta quanto sia stretto il legame tra l'uomo e la natura
Il suo nome deriva dal latino calendae, che significa mensile, probabilmente in riferimento alla cadenza regolare della sua fioritura estiva (una volta al mese per l'appunto). Oltre a questa immagine che rimanda al calendario gregoriano, il fiore di calendula sembrerebbe essere legato anche al concetto di tempo "meteorologico". Così almeno diceva padre Antonelli negli anni '30: «...questa pianta è una specie di barometro per gli agricoltori: se alle sette del mattino i fiori non sono aperti, pioverà di certo in giornata; se i fiori sono aperti tra le sei e le sette si può sperare nel bel tempo».
Ma adesso viene il bello, ovvero perché la calendula è collegata al concetto di dolore. Tutto nasce dal culto mitologico della dea Afrodite che disperata per la morte del suo amante Adone, pianse a dirotto fino a generare, con le sue lacrime, proprio una pianta di calendula. In virtù di tale credenza, nell'antica Grecia ogni raffigurazione di dolore veniva rappresentata con un giovane che portava con sé una corona di calendule. Questa pianta ha avuto una grande importante nella tradizione erboristica in tutto il mondo. In Inghilterra, dove è chiamata Marigold, era una pianta legata al ciclo del sole e ai rituali della Vergine Maria; in India è un fiore da donare al fiume, in ricordo dei defunti e per pulire il karma.
A parte le leggende, se è vero che la calendula è legata in qualche modo al dolore, lo è nell'accezione positiva del termine. Le mamme di tutto il mondo la usano sui loro bambini proprio per alleviare il dolore e il prurito dovuto alle punture di insetti o agli eczemi. Due diverse monografie, una europea (Emea) e una mondiale (Who) parlano della calendula come buon trattamento esterno per i tagli superficiali, per le infiammazioni minori della pelle e delle mucose, per le ferite e per le ulcere venose.
Altre indicazioni derivanti dalla medicina folcloristica, quindi non supportate da evidenze, sono amenorrea, angina, febbri, gastrite, ipotensione, ittero, reumatismi e vomito. Per ciò che invece riguarda i riscontri scientifici, una revisione Cochrane del 2009 suggerisce che un unguento di calendula agisce al pari di un agente topico a base di corticosteroidi, per ridurre l'incidenza di dermatite acuta nelle donne sottoposte a radioterapia per il cancro al seno. Gli autori sottolineano che l'unguento utilizzato nello studio è stato preparato secondo la Farmacopea Omeopatica tedesca ovvero con una concentrazione pari al 10% di tintura madre (T.M.) di calendula. Una siffatta preparazione è possibile prepararla anche in farmacia semplicemente incorporando a piccole dosi la T.M. in una delle creme base idrofile previste dalla Farmacopea Europea nella sezione "preparazioni semisolide ad uso cutaneo" (es. macrogol cetostearile crema base). I conservanti in questo caso sono permessi e la scadenza può essere posta a 6 mesi. Si tratta di un galenico officinale omeopatico quindi non necessita di ricetta medica ed è possibile produrlo in lotti da 3 kg per volta.
Angelo Siviero Farmacista esperto in fitoterapia e galenica
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