Assetti societari e ricadute sulla successione della proprietà, sono solo alcuni degli spunti che Utifar, da quest'anno al fianco di Fofi e Fondazione Cannavò per FarmacistaPiù, ha voluto fornire durante il convegno "Farmacia 2.0 - Valutazioni tecniche e giuridiche per gestire il cambiamento e l'innovazione".
Al centro del dibattito il Ddl concorrenza, di prossima emanazione dalla commissione Industria, che tra le varie novità introduce per le farmacie l'ingresso delle società di capitale nella proprietà. Per Roberto Tobia, vice presidente di Utifar, è attraverso la parola professionalità «che i farmacisti potranno affrontare la sfida che il Ddl pone, assicurando alla categoria un futuro sostenibile». L'ingresso del capitale, infatti, rappresenta sicuramente una svolta epocale verso la quale si devono mettere in atto tutte le sinergie che il sistema può attuare: «penso al sistema di rete - ha precisato Tobia - ai sistemi che la cooperazione tra farmacie può garantire in un ottica di partecipazione condivisa tra soggetti che vogliono rimanere indipendenti. È sicuramente una sfida non facile perché il capitale, con i grandi mezzi che ha a disposizione, ci metterà in difficoltà. Bisogna però guardare con ottimismo la sfida, perché la farmacia italiana ha tutte le carte in regola per vincerla».
E per quanto attiene agli aspetti più tecnici, secondo Giustino Di Cecco, docente di Diritto Commerciale all'Università Roma Tre, il Ddl concorrenza crea così tanta preoccupazione nella categoria dei farmacisti «perché si temono gli effetti che l'ingresso di grandi gruppi, con capacità di investimenti maggiori, potrebbe avere sulla concorrenza». Di Cecco ricorda che, oggi, il sistema delle farmacie conta 16mila esercizi e che il valore medio di ciascuno è ci circa un milione e mezzo, per un totale di circa 20 miliardi di capitali. «Si dice che ne arriveranno uno o due in più con le nuove norme - precisa Di Cecco - con cui verranno acquistate o le farmacie che hanno caratteristiche buone per le reti o quelle già in crisi. Ma la vera questione è che poter avere dei soci non titolari di farmacie, apre degli scenari sconosciuti e straordinari». Una soluzione, per Di Cecco, potrebbe essere quella di rimanere indipendenti ma magari unirsi in una società di capitali di natura consortile che registri un marchio comune e che tenda a vedere attorno al marchio la fidelizzazione del cliente: «Le farmacie devono applicare un modello che può farle passare da isole ad arcipelaghi». Per l'avvocato Paolo Leopardi, con le nuove norme che il Ddl introdurrà, il farmacista si troverà davanti ad una vera e propria rivoluzione. «Fino ad oggi il farmacista non ha avuto necessità di guardarsi intorno perché le dinamiche del suo mondo erano sempre le stesse, visto che le leggi su questo comparto hanno subito pochi e definiti passaggi: 1934 prima, 1968 poi, 1991 e infine dal 2006 con modifiche sostanziali nel mondo della farmacia».
Per Leopardi, insomma, le nuove norme rappresenteranno una svolta epocale, ma sarà importante valutare gli strumenti giuridici a disposizione per sapere come gestire questo cambiamento. «Il farmacista - conclude Leopardi - deve prendere atto di questo passaggio e viverlo non come un dramma ma come un'opportunità». E dei risvolti giuridico-normativi del Ddl concorrenza, ha parlato anche il notaio Stefano Scaldaferri secondo cui, lo strumento delle società di capitali si inserisce in un contesto di sistema più ampio relativo all'inserimento dei capitali esterni nelle farmacie. «Queste nuove norme - precisa - permetterebbero, superando alcuni impedimenti dell'attuale normativa, di compiere i passaggi generazionali tra padre e figlio. Sono opportunità - ricorda Scaldaferri - che vengono consegnate alla categoria e che devono interpretare le scelte statutarie nella maniera più coerente ed opportuna per il tipo di farmacia che si vuole realizzare, tenendo presente che attualmente la normativa in materia di srl consente già al farmacista di mantenere un controllo della propria farmacia a prescindere da quelle che sono le scelte legislative. Bisognerà, dopo il Ddl, vedere se queste scelte statutarie avranno la loro tenuta su un sistema sempre più concorrenziale in cui, appunto, si inseriscono capitali che vogliono invece mantenere il dominio sull'attività della farmacia stessa».
Rossella Gemma