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Nutrizione

01 Agosto 2019

Canapa per uso alimentare: fonte di Omega 3 e antiossidante


Fino agli anni 50 del '900 l'Italia è stata il secondo produttore mondiale di canapa, dopo la Russia. Stiamo parlando della Cannabis sativa L., una specie della famiglia delle Cannabaceae, la cui coltivazione è stata via via limitata, anche per impedire la diffusione della pianta come stupefacente. L'effetto è dovuto alla presenza di THC tetraidrocannabinolo, principio attivo ad azione psicotropa contenuto per lo più nelle infiorescenze, per i cui effetti sul sistema nervoso è comunque riconosciuto anche un utilizzo farmaceutico. Secondo molti esperti però ci siamo privati di una materia prima importante e versatile, dall'ambito tessile a quello alimentare.


Profilo nutrizionale dei semi

Una legge dello Stato del 2016 (L. 242/2016 - disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa), ha dato nuova linfa ai diversi settori dell'industria che da anni ne studiano le applicazioni, definendo le finalità di utilizzo e le varietà che possono essere coltivate e commercializzate. Il testo autorizza solo la coltivazione di canapa delle varietà ammesse iscritte nel Catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole (direttiva 2002/53/CE del Consiglio, del 13 giugno 2002), che ovviamente non rientrano nell'ambito di applicazione del testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope. La promozione della coltura della canapa finalizzata alla produzione di alimenti e cosmetici è invece espressamente citata nella legge, che comunque fissa i livelli massimi di residui di THC a valori pari a 0,2% (con tolleranza fino al 0,6%). Da un punto di vista nutrizionale i derivati alimentari della canapa riservano aspetti interessanti tanto da far guadagnare a questa specie lo status di super alimento. Dai semi di canapa si estrae olio e farina, oggi presenti in commercio tal quali o come ingredienti in formulazioni di pasta o biscotti o altri prodotti a forno. I semi sono composti da materia grassa (30%), fibre (30%), proteine (20%) e carboidrati (10%). Per estrazione con solvente o spremitura dei semi si ottiene l'olio di canapa, interessante per la composizione in acidi grassi essenziali, che si differenzia notevolmente da quella dei tipici oli di semi mediterranei. Per oltre l'80% infatti si compone di PUFA, acidi grassi polinsaturi omega 6 e omega 3 (linoleico/linolenico) che si ritrovano nella proporzione fra loro indicata come ottimale, cioè in un apporto di circa 3:1 (e da cui la dieta degli italiani è ben lontana soprattutto per il minor consumo id fonti alimentari ricche di omega 3).


Fonte di antiossidanti

Sono presenti anche sostanze antiossidanti come tocoferoli, polifenoli, fitosteroli che contribuiscono al mantenimento della frazione lipidica insatura. Dal panello di semi, dopo estrazione, si ricava la farina di cui spicca il profilo della componente proteica, ricca di amminoacidi essenziali. Va ricordato che a scopo alimentare deve essere usata una materia prima priva di THC (eventualmente tracce possono essere trovate per cross contaminazione con le infiorescenze - contaminazione che può essere controllata e limitata dall'applicazione di pratiche adeguate di lavorazione del seme, previste per legge). Infine, una precisazione su quella che viene venduto come canapa light: sono le infiorescenze a basso tenore di THC che comunque non possono ad oggi essere consumate come alimenti, né usate a scopo ricreativo (sono infatti etichettate per un uso "tecnico"). Sconsigliato quindi utilizzarle come tali perché non sono controllate secondo le legislazioni corrispondenti per quanto riguarda gli aspetti di sicurezza.

Francesca De Vecchi
Tecnologa alimentare

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