Politica e Sanità
01 Novembre 2014Gli aumenti spropositati del prezzo di alcuni farmaci ricomparsi sul mercato dopo un periodo di irreperibilità, sono dovuti alla politica commerciale dei distributori su cui Aifa ha ridotti margini di intervento. È quanto emerso, stando a quanto dice a Farmacista33 Luisa Crisigiovanni, segretario generale di Altroconsumo, dall'incontro di Altroconsumo con i vertici Aifa che ha fatto seguito alle diverse segnalazioni diffuse dall'associazione consumatori nei mesi scorsi. «L'incontro si è concluso con l'auspicio di una maggiore collaborazione» afferma Crisigiovanni «ma l'Aifa ci ha risposto che gli aumenti spropositati del prezzo di questi farmaci sono dovuti a una politica commerciale dei distributori e che i suoi margini di intervento sono ridotti. I grossisti, attraverso le esportazioni parallele, di fatto determinano una carenza di questi farmaci, cosa che aumenta il potere negoziale della casa farmaceutica quando si siede al tavolo con Aifa, il cui unico modo per rimetterli in circolo sarebbe di aumentarne il prezzo». In sostanza, i costi elevati non sarebbero attribuibili principalmente a chi produce i farmaci ma a chi li distribuisce e per alcuni in particolare, aggiunge Crisigiovanni, «c'è stato un passaggio da un'azienda farmaceutica a un'altra con un problema di cessione dei diritti brevettuali e l'Aifa avrebbe dovuto in qualche misura soggiacere alle richieste anche per questo motivo». Gli aumenti di prezzo sono stati determinati da un problema di proprietà dei diritti di brevetto sul farmaco da una parte, mentre dall'altra si sono legati alla politica commerciale «che purtroppo queste case stanno facendo a discapito dei cittadini facendo dumping, andando a farsi remunerare dove il prezzo è più alto».
Renato Torlaschi
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