Case della salute. Ecco il punto regione per regione
Sono adeguate nell'offrire servizi ambulatoriali e nel fare da argine all'assistenza integrativa pervasiva del privato, ma stentano a realizzare la loro vocazione "anche sociale" oltre che sanitaria, ad aprire H24 e in qualche caso ad attrarre pazienti. Si parla delle Case della salute. In alcune regioni - pure quelle che hanno investito molto - talora non offrono volumi di prestazioni compatibili con la domanda sanitaria di cure. Modello in crisi?
La ricerca dell'Università Tor Vergata a Roma (Crea sanità, gruppo di lavoro del professor Federico Spandonaro) dice delle cose in più nella sua indagine su 121 case tra Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Marche, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata e Calabria. Ideata oltre 12 anni fa quand'era ministro Livia Turco, la Casa della salute doveva essere luogo di ricomposizione tra assistenza primaria, continuità assistenziale, consultori, Sert ed altri servizi territoriali. E doveva facilitare l'accesso del cittadino ai servizi di primo livello della legge 833, risolvere urgenze burocratiche o comunque ridurre l'accesso al Ps. Al momento, se un pronto soccorso medio fa 100 mila presenze l'anno nell'80% dei casi in Veneto la casa della salute ha a livello italiano una mediana - il riscontro più frequente- di poco più di 10 mila accessi. Peraltro, in Toscana nel 70,8% dei casi gli accessi sono oltre 20 mila, e di questi nel 29,2% sono oltre 50 mila l'anno. Ancor meglio in Lazio con oltre 20 mila accessi nel 75% e un 41% oltre 50 mila. Più deludente l'Emilia Romagna con il 37% delle strutture sotto i 10 mila accessi annui e un 33% tra 10 e 15 mila accessi/anno. L'entità degli accessi non dipende dall'apertura H24, in realtà. In Toscana l'afflusso si verifica anche se l'orario di ricevimento è spezzato nel 28,6% dei casi (nel 66% è continuato). Certo, ci sono case della salute in Emilia Romagna aperte per meno di 6 ore al giorno ancora nel 19,4% dei casi; invece nelle Marche i due terzi sono aperti H24 in coordinamento con la continuità assistenziale. Nell'86% dei casi, dentro ci sono studi di medici di famiglia. Veneto, Basilicata e Calabria sono le uniche realtà ove possono mancare, nei casi restanti ce ne sono in media tra 5 e 9 operanti a turno nel 62% dei casi, oltre 9 nel 19% dei casi e meno di 5 in un altro 19%. Gli ambulatori infermieristici ci sono invece nel 95% dei casi, aperti per lo più tra 25 e 48 ore a settimana, e in media vi lavorano 15 unità a struttura. Nella maggior parte ci sono servizi specialistici Asl, il più diffuso è l'oculista (70%), seguito da dermatologo (66%), diabetologo (50%) e ginecologo (38%), ma quasi mai sono presenti sabato e domenica. Sempre presenti diagnostica strumentale, centri prelievi nel 90% dei casi, cure intermedie nel 36% dei casi, Rsa nel 22%, hospice nel 9,6%, centri diurni nel 38,8%, centri vaccinali nel 60%, chirurgia ambulatoriale nel 45%, protesi nel 28%. Il quadro che se ne trae è variegato, ma qual è il segreto perché la Casa della salute sia un presidio territoriale vero? «Semplice, la presenza del medico di medicina generale», dice Vittorio Boscherini, segretario Fimmg fiorentino e a lungo segretario Fimmg Toscana. Per lui, Casa della salute equivale a medicina distrettuale ed attenzione al territorio. «Da metà degli anni Duemila le regioni che si sono preoccupate dello sviluppo della medicina territoriale hanno costruito modelli importanti, ma diversi. Modello veneto ed emiliano sono differenti dal toscano, basato sulla medicina di famiglia. Già dal 2012 nel contratto della Medicina generale in Toscana che ho contribuito a scrivere si afferma che la Casa della Salute è un investimento strutturale: il medico di famiglia con un suo team esercita funzioni e compiti di integrazione tra le figure operanti sul territorio. In Emilia Romagna l'organizzazione della Casa della Salute, dettagliata, ha finito per contrapporsi alla medicina generale cui è spesso estranea. In Toscana il cittadino trova il suo medico, una risposta ai bisogni coordinata con l'assistenza primaria. Questo bene o male pesa. Dopodiché nemmeno qui è tutto rose e fiori - aggiunge Boscherini - nell'ultima delibera sulla medicina del territorio la Regione ribadisce che ogni aggregazione funzionale territoriale di medici di famiglia deve avere la sua casa della salute, ma le Aft sono 116 e se non si programmano investimenti strutturali non si va troppo lontano».
Un’indagine su 4.300 farmacie inglesi segnala un sistema “a un punto di rottura”: il 70% del personale riferisce effetti negativi sulla salute mentale, il 95% indica una carenza cronica di...
All’Università di Torino il corso di Chimica e Tecnologia Farmaceutiche per l’anno accademico 2025/26 registra un incremento dell’86,87%. Iscrizioni in crescita alle lauree magistrali e a...
In occasione della riunione tenutasi in data odierna presso l’Aran per il rinnovo contrattuale dell’Area Sanità triennio 2022/2024 Fassid sindacato che rappresenta biologi, chimici, farmacisti,...
In seguito allo sciopero nazionale dei farmacisti dipendenti delle farmacie private del 6 novembre 2025, l’Ordine dei Farmacisti della Provincia di Perugia esprime attenzione e partecipazione...
A cura di Redazione Farmacista33
Resta aggiornato con noi!
La tua risorsa per news mediche, riferimenti clinici e formazione.
Dichiaro di aver letto e accetto le condizioni di privacy
AZIENDE
Continua la collaborazione tra “Lafarmacia.” e Telefono Donna
Alla tappa milanese del roadshow di Federfarma Lombardia si è discusso del ruolo strategico delle farmacie nella sanità territoriale: prevenzione, digitalizzazione e telemedicina stanno rafforzando...