Sanità

ott82019

Ccnl, farmacisti non titolari: non siamo un costo. Ruolo e competenze vanno retribuiti

Ccnl, farmacisti non titolari: non siamo un costo. Ruolo e competenze vanno retribuiti

I farmacisti collaboratori chiedono il riconoscimento delle proprie competenze in qualità di esperti del farmaco. Conasfa e Fiafant: ruolo e competenze vanno retribuiti

Sono sempre di più le competenze richieste ai farmacisti nella gestione del paziente e dalle associazioni dei non titolari viene rimarcato quanto il contratto nazionale dei dipendenti di farmacia, scaduto da gennaio 2013, non sia adeguato, negli strumenti messi a disposizione e nella possibilità di riconoscere il valore professionale. Tra i nodi segnalati, oltre al tema di una crescita professionale e di carriera che a oggi non è valorizzata, c'è anche quello della formazione, momento che dovrebbe trovare una pianificazione e una integrazione all'interno dei processi aziendali e del tempo-lavoro. Sono questi alcuni degli spunti emersi dagli interventi di Silvera Ballerini, presidente Conasfa, e Benedetta Mariani, presidente Fiafant, a FarmacistaPiù.

Riconoscimento delle competenze

«I farmacisti - è stato l'intervento di Silvera Ballerini - da tempo chiedono il riconoscimento delle proprie competenze in qualità di esperti del farmaco. Troppo spesso il farmacista collaboratore è stato considerato solo un costo. Oggi è quanto mai necessario porre l'attenzione sulle competenze, senza le quali il ruolo del farmacista rischia di scomparire riducendosi a semplice figura di "distributore" del farmaco». Competenze che vanno riconosciute e valorizzate: «Riteniamo che strumenti contrattuali appropriati e rispettati possano dare valore effettivo al lavoro e al ruolo dei Farmacisti Collaboratori e che siano fondamentali per fornire stimoli e favorire il rilancio dell'azienda, a beneficio di tutti e per avere una positiva e continua evoluzione». Ma, a proposito delle competenze, c'è un altro aspetto a cui fare attenzione: «Creare un sapere richiede tempo. Tutti sappiamo che un aggiornamento relegato sistematicamente alle tarde ore serale o nei fini settimana spesso non risponde a un percorso di qualità. Diviene quindi importante trovare modalità e risorse per organizzare i tempi di lavoro e per riconoscere le conoscenze e le competenze acquisite dal professionista. Ci sono contesti sicuramente in difficoltà ma per evolvere bisogna innovare e investire. In tecnologia, servizi, ma soprattutto in risorse umane e professionali».

Professionisti, un capitale cognitivo e relazionale

«Quanto viene fatto in farmacia - ha aggiunto Benedetta Mariani - si basa sul capitale cognitivo e relazionale dei professionisti che vi lavorano. Il dibattito in seno al Ssn propone una farmacia che sia snodo della sanità territoriale, ma non viene mai sottolineato abbastanza come la gestione della cronicità necessiti di competenze, aggiornate e adeguate. Da un lato, quindi, la formazione diventa sempre più un aspetto strategico, ma va anche sottolineato che questa deve essere pianificata, condivisa, coerente. E in questa direzione è necessaria una continuità rapporti di lavoro, una organizzazione interna che funzioni, una capacità - anche contrattuale - di valorizzare le competenze post-laurea». Va detto anche, ha aggiunto, che «collaboratori e i titolari di farmacia sono parte di una infrastruttura territoriale. Ma per far evolvere questa infrastruttura, come viene oggi richiesto alla farmacia, è necessario mettere a disposizione quegli strumenti appropriati, che solo il rinnovo del contratto nazionale - scaduto per la farmacia privata da gennaio 2013 e per quella pubblica da dicembre 2016 - può dare. In questo senso, formazione e riconoscimento delle attività complesse al banco sono due importanti leve di evoluzione».

Francesca Giani
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