feb72020
Celiachia, novità dalla ricerca: dai test alla risposta al glutine
Celiachia: sono in corso ricerche che mirano modificare la risposta immune dei pazienti e di manipolare il glutine assunto nonché nuovi test di monitoraggio e di diagnosi precoce
Dalla celiachia non si guarisce, ma ci si può convivere bene seguendo una dieta senza glutine, tutta via sono in corso ricerche che mirano modificare la risposta immune dei pazienti e di manipolare il glutine assunto nonché nuovi test di monitoraggio e di diagnosi precoce. Queste le novità che saranno oggetto di confronto nel corso del Convegno Nazionale Celiachia e altri disordini Glutine Correlati: Update 2020, che si tiene a Milano il 6 e 7 febbraio 2020 all'Università degli Studi di Milano
Intercettare le diagnosi sfuggenti
Sono 600mila i casi evidenziati dagli screening - sottolinea il Prof. Maurizio Vecchi, Direttore del Convegno e direttore dell'Unità operativa di gastroenterologia del Policlinico di Milano - Sono infatti oltre 400mila i pazienti che oggi rappresentano la porzione nascosta di questa malattia autoimmune "accesa" dal glutine e segnata da difficoltà diagnostiche. Un quadro che la scienza sta modificando: sia per la definizione precoce della patologia, sia per il controllo della stessa». Uno dei problemi sono le "diagnosi sfuggenti", come spiega l'esperto: «Alle prime avvisaglie sospette - come diarrea persistente e gonfiori addominali costanti, anemia e difficoltà di assorbimento delle vitamine - ci si dovrebbe sottoporre al test. La celiachia è forse l'unica malattia che, attraverso dei marcatori sierologici, ci permette di arrivare a una diagnosi certa al 99%. La lotta al sommerso parte proprio da qui, dall'aderenza al test. Soprattutto per tutti quei soggetti geneticamente predisposti».
Modificare la risposta al glutine
«Se fino ad ora l'unica terapia disponibile è la dieta libera da glutine - prosegue Vecchi - sono in corso ricerche che mirano ad alleggerire il peso di una quotidianità alimentare rigida e con un peso economico rilevante. Oggi si sta infatti tentando di modificare la risposta immune dei pazienti e di manipolare il glutine assunto. E a breve arriveranno in tal senso sperimentazioni cliniche sull'uomo. Un panorama in continua evoluzione che richiede aggiornamenti attivi, come quelli che offriamo con il convegno». Continua tutta via a esserci confusione, alimentata dalla cultura del "senza": «Per ogni italiano che soffre di celiachia certificata ce ne sono almeno 30 che consumano alimenti privi di glutine pur senza averne bisogno. Le cosiddette intolleranze che seguono le mode - conferma il clinico - non sono scientificamente provate. E si rischia la confusione. Ci si deve invece concentrare su chi, pur non presentando marcatori genetici e sierologici attinenti alla celiachia, sta male se assume cibi con glutine. Si tratta di disturbi glutine correlati dove il limite psicologico e quello organico può essere davvero molto sottile e difficile da individuare. Un campo, compreso quello che mette in relazione l'alterazione del microbiota intestinale con l'insorgenza della celiachia, ancora tutto da esplorare e che merita più attenzione». Un altro ambito di ricerca è la diagnosi e il monitoraggio: « La gestione della patologia passa anche, da quelle azioni di controllo in grado di prevenire danni istologici intestinali. Ora però gli specialisti hanno a disposizione un nuovo strumento, un test - conclude il professor Vecchi - che è in grado di dirci il livello di detezione del peptide del glutine nelle urine e nelle feci dei pazienti. E, dunque, ci permette il monitoraggio reale e costante della malattia, apportando laddove necessario le giuste correzioni. Ma anche di scoprire se il paziente ha assunto in modo volontario o meno sostanze proibite».