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Politica e Sanità

08 Novembre 2014

Codici bianchi. Simeu: ai farmacisti presa in carico dei pazienti dimessi


Il territorio è una componente fondamentale della rete di assistenza in cui il farmacista svolge un ruolo notevole che potrebbe essere potenziato, non tanto per ridurre gli accessi impropri pronto soccorso quanto per attivare una rete in grado di accogliere i pazienti in dimissione dall'ospedale. Spiega così Gian Alfonso Cibinel, presidente della Società italiana medicina di emergenza urgenza (Simeu), a margine del congresso nazionale, il progetto che la Società intende sviluppare con Federfarma Piemonte. Secondo i dati diffusi durante il congresso, sono 24 milioni gli accessi agli 844 pronto soccorso nazionali, ma come spiega Cibinel, «l'affollamento dei pronto soccorso non dipende tanto dagli accessi impropri ma quanto dal fatto che i pazienti che necessitano di ricovero, non possono essere ricoverati perché non hanno posto in corsia. Si sta insistendo sul fatto che l'affollamento dipenda dagli accessi impropri, mentre questi contribuiscono solo in piccola parte, tra il 10% e il 20%». I pazienti, secondo l'esperto, «si rivolgono autonomamente al pronto soccorso e non su indicazione dei medici di medicina generale o dei servizi territoriali. Il problema del territorio è piuttosto l'attivazione di una rete in grado di accogliere i pazienti in dimissione dall'ospedale». Ed è sul territorio, sostiene la Simeu, che i farmacisti possono fornire un apporto ancora maggiore di quello attuale. Va in questa direzione l'accordo che la Società ha stipulato con Federfarma nella Regione Piemonte: «è un progetto di ricerca per verificare se un'eventuale contributo aggiuntivo delle farmacie alla presa in carico dei pazienti possa avere un significato utile. L'obiettivo non è quello di svuotare i Ps dai codici bianchi, dei quali comunque, dal punto di vista diagnostico e terapeutico, si occuperanno i medici e non i farmacisti. Questi ultimi, invece, dopo un corso garantito da Simeu potranno favorire l'orientamento corretto dei pazienti, anche attraverso la misurazione di alcuni parametri semplici come peso e pressione. I ruoli di farmacisti e medici di medicina generale restano distinti in modo molto chiaro, e alcune perplessità emerse erano dovute solo a ciò che era stato pubblicato da alcuni media e che è molto distante dalla realtà».

Renato Torlaschi

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