dic142020
Con sovrappeso e obesità aumenta rischio Covid, Afen: cruciale il consiglio del farmacista esperto in nutrizione
La preparazione accademica e la conoscenza dei prodotti nutraceutici e botanici per coadiuvare un buono stato di salute, fanno del farmacista un attore chiave nella diffusione dei corretti stili di vita
La preparazione accademica orientata alla cura dell'individuo e la conoscenza approfondita in merito a prodotti nutraceutici e botanici per coadiuvare un buono stato di salute, insieme alle caratteristiche di capillarità di diffusione del territorio, fanno del farmacista l'attore chiave nella diffusione dell'adozione dei corretti stili di vita presso la popolazione. Per fare questo servono ampliamento delle competenze e apertura di canali istituzionali di comunicazione, in contrasto con il libero accesso al web, fonte anche di informazioni non certificate. Questo, in sintesi, il messaggio emerso dal simposio "Le competenze nutrizionali del farmacista nel contrasto all'infezione da Sars-COV2", tenutosi nella giornata conclusiva del convegno FarmacistaPiù.
Alimentazione è un pilastro dello stile di vita sano
«Durante il lock-down è stata riconosciuta l'importanza del farmacista per indirizzare e supportare il cliente/paziente nella prevenzione» afferma
Emanuele Veronese, vicepresidente Afen associazione farmacisti esperti in nutrizione. Precisa
Pierluigi Pompei, presidente Afen: «l'alimentazione è un pilastro dello stile di vita sano; il farmacista non può elaborare diete personalizzate ma può consigliare integratori nutraceutici e stili di vita corretti, tanto più in considerazione del fatto che manca, a oggi, un protocollo univoco per il trattamento della infezione da Sars-CoV-2. La consulenza nutraceutica e farmacologica in materia di integratori è fondamentale per sostenere l'efficienza del sistema immunitario e per individuare una terapia di supporto che anche per le persone infette può essere molto efficace». La pandemia da coronavirus si innesta in una già complessa situazione, per definire la quale è stato coniato dagli scienziati il termine sindemia, ossia la «presenza contemporanea di più patologie in uno stesso individuo, insieme a interazioni di fattori sociobiologici e ambientali, che aumentano la probabilità della persona di peggiorare il proprio stato di salute» spiega
Michele Carruba, direttore del Dipartimento di Farmacologia, Chemioterapia e Tossicologia medica, Università degli Studi di Milano.
Covid colpisce di più e più gravemente i soggetti obesi
«È chiaro che il virus non colpisce tutti indiscriminatamente, ma colpisce di più in particolari condizioni socioeconomiche e ambientali, come in presenza di una malattia cronica non trasmissibile (Ncd). E queste malattie dipendono strettamente dallo stile di vita. Tra le Ncd troviamo al primo posto sovrappeso e obesità che interessano il 50% della popolazione italiana e che sono, a loro volta, causa del 90% dei casi di diabete di tipo 2, ma anche del 55% dei casi di ipertensione, del 35% delle cardiopatie ischemiche e del 35% delle neoplasie. È evidente che i problemi non possono essere affrontati ragionando a silos» continua Carruba. L'obesità, per la quale in era pre-Covid si registravano 157 mila decessi ogni anno, in Italia non è ancora considerata una malattia - non esiste un Lea - ma solo un problema estetico. «Oggi possiamo affermare con certezza che chi è sovrappeso o obeso ha il 50% in più di probabilità di contrarre il virus, e che un obeso malato ha il doppio delle probabilità di essere ospedalizzato, di essere ricoverato in terapia intensiva e di andare incontro a un esito fatale rispetto alla popolazione normopeso. Sappiamo inoltre che il 30% dei pazienti deceduti era diabetico, e il diabete è una patologia legata all'obesità. Non si può parlare di coronavirus senza parlare di chi ne viene colpito e di che cosa si può fare per ridurre l'impatto sulla popolazione» aggiunge ancora Carruba. Oggi, viene sottolineato, in Italia sono 20 milioni le persone in sovrappeso, sei milioni gli obesi, 500mila i grandi obesi. Inoltre, un bambino su tre è in sovrappeso, e uno su quattro, obeso.
Pandemia e il lock-down hanno imposto nuove abitudini
«Per salvaguardare la salute della popolazione occorre partire dall'educazione alimentare e insegnare a mangiare con razionalità. C'è troppa confusione, si è persa la nostra tradizione, siamo spinti a mangiare cibi lavorati e processati: metà della popolazione consuma dolci in eccesso e ha carenza di alimenti vegetale e fibre, oltre che di vitamine, sali minerali e antiossidanti, e spesso tali errori convivono nella stessa persona. Servirebbe una azione di prevenzione ed educazione fin dalle scuole primarie. Perché per affrontare pandemia ci vuole una popolazione in salute» conclude Carruba. La pandemia e il lock-down hanno imposto nuove abitudini che non vanno nella direzione della tutela della salute, con aumento di alimentazione scorretta e del peso, e diminuzione dell'attività fisica. Sottolinea Veronese: «L'aumento di tessuto adiposo fa aumentare lo stato infiammatorio generale, lo stesso vale per stress e depressione che, oltre ad aumentare i livelli di infiammazione, altera la capacità di difesa del sistema immunitario. Sono attesi, in ogni classe sociale, aumenti dei casi di malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2, depressione. In questo caso lo dimostra già il notevole aumento della vendita di antidepressivi e prodotti fitoterapici per l'umore. Per questo servono corrette linee guida per promuovere l'attività fisica e migliorare l'alimentazione, qui il farmacista ha ruolo fondamentale per ogni tipo di popolazione, anche per i bambini».
Stefania Cifani