mag162016
Contraffazione, record dei farmaci lifestyle. Ma il business illegale guarda ai costosi salvavita
Nuovo record per il mercato dei farmaci contraffatti in Gran Bretagna, dove il sequestro di pillole illegali per le disfunzioni erettili ha superato lo scorso anno il valore di 11 milioni di sterline (circa 14 milioni di euro), ma a preoccupare sono i farmaci salvavita oggetto di facile business: una confezione può costare 200 mila euro. A riportare i dati sono diverse testate nazionali e internazionali e, come commenta
Gabriele Baratto, ricercatore di eCrime, il gruppo di ricerca sulla eCriminology dell'Università di Trento, «sono solo i più recenti e testimoniano il continuo espandersi di un mercato estremamente pericoloso per la salute pubblica».
Baratto spiega come ormai si stia consolidando una tendenza nei consumatori a ricorrere a canali non ufficiali sui cosiddetti farmaci e prodotti per migliorare il proprio benessere: «La maggior parte degli acquisti effettuati per vie illegali riguarda i cosiddetti farmaci lifestyle che, oltre ai disturbi della sfera sessuale, promettono di combattere la caduta dei capelli o di far dimagrire. Ma esiste anche un importante capitolo degli psicofarmaci e ultimamente si sta sviluppando anche un mercato di farmaci salvavita». Quest'ultimo segmento di mercato illecito, spiega gli esperti, nasce dalla recente introduzione di farmaci innovativi come quelli usati in ambito oncologico o gli anti-epatite C, che hanno un accesso strettamente regolamentato dai servizi sanitari pubblici al di fuori del quale hanno costi molto elevati. Come ricorda
Domenico Di Giorgio, direttore dell'Ufficio qualità dei prodotti e contraffazione dell'Aifa, in un'intervista sulla stampa nazionale, si tratta di un «business facile perché basta piazzare una sola scatola, visto che arrivano a costare 200 mila euro».
«Il crimine risponde a tutte le opportunità che si creano nella società - precisa Baratto - e, nel caso dei farmaci salvavita, c'è la preoccupazione aggiuntiva vista la mancanza di controlli sulla qualità dei prodotti, che vengano utilizzati da persone particolarmente malate e fragili. Poche settimane fa, per esempio, abbiamo controllato i siti Internet che propongono Sofosbuvir per l'epatite C e ne abbiamo trovati moltissimi che vendono le 84 pastiglie della cura per meno di 2.000 dollari, invece degli oltre 80 mila del farmaco regolare; ovviamente non contengono principio attivo e, nel migliore dei casi, non fanno nulla». Un modo quindi per aggirare il caro-farmaci, tema dell'inchiesta presentata nella trasmissione della Rai, Petrolio. Tra le preoccupazioni per la salute, il contenuto di questi prodotti che, come denunciano i produttori italiani di principi attivi, possono essere contaminati (8,5%), non contenere il farmaco (32%), contenere un altro principio attivo (20%) o in quantità non corrette (20%). In un'intervista
Gian Mario Baccalini, presidente di Aschinfarma, associazione dei produttori di principi attivi ha dichiarato che nel mercato Ue «il 70% dei prodotti contiene principi attivi prodotti in Cina o in India dove i controlli agli impianti non vengono effettuati da autorità americane o europee» e ha aggiunto: «Non è azzardato ritenere che oltre il 10% dei prodotti in circolazione sia composto da sostanze non conformi alle norme di buona fabbricazione europee».
Renato Torlaschi