gen282015
Convenzione, Schito: proposte che valorizzano il ruolo della farmacia
Proposte riprese dal precedente tentativo di rinnovo della convenzione, come quella di allungare i tempi di pagamento convenzionale da 30 a 60 giorni, e proposte nuove, come quella di prevedere un'obbligatorietà per la Dpc, mantenendo la possibilità del doppio canale per le Regioni, e la previsione di una tariffa massima. Proposte che possono pesare sulla farmacia accanto ad altre che possono rivelarsi un riconoscimento del ruolo della farmacia nel Ssn, con un ulteriore passaggio rispetto a quanto previsto nei decreti sui servizi, nella direzione della pharmaceutical care e della presa in carico del paziente. Ma quello che è certo è che la discussione per una piattaforma su cui avviare la trattativa per il rinnovo della convenzione è aperta e tutto è
in fieri. «Da quanto è emerso, l'intenzione di
Claudio Montaldo, assessore alla salute della Liguria e presidente del comitato di settore della sanità, è quella che le Regioni abbiano in mano un atto di indirizzo condiviso entro una decina di giorni circa in modo da avviare la trattativa quanto prima» spiega
Francesco Schito, direttore generale di Assofarm, che abbiamo sentito in quanto uno dei firmatari della precedente convenzione. Sulla tempistica pesano alcune incognite, tra cui le elezioni in Liguria, che cadono in primavera. «La precedente esperienza è durata diversi mesi, occorrerà vedere come procederà questa trattativa. Intanto sarà importante avviarla sui binari». Poi ci sono i contenuti, ancora in fieri, sia perché fino a che non passerà l'approvazione del comitato di settore qualunque proposta è provvisoria, sia perché l'atto di indirizzo rappresenta comunque la piattaforma di partenza per avviare la trattativa. «Da quanto è emerso finora ci pare di vedere che alcuni contenuti siano stati ripresi da quella che era la piattaforma del precedente tentativo di rinnovo della convenzione, di qualche anno fa, quando a chiamarci attorno al tavolo era stato Enrico Rossi, allora assessore alla sanità e ora presidente della Toscana». Come per esempio la proposta, anticipata in questi giorni, del passaggio del pagamento convenzionale da 30 a 60 giorni o anche quella di valutare di eliminare il contributo Enpaf che le Asl versano ai titolari. Mentre nuova sarebbe la proposta, circolata allo stato attuale, di una obbligatorietà, legata alla convenzione, della adesione alla distribuzione per conto e anche all'assistenza integrativa, con la riserva per le regioni di mantenere attivo il doppio canale, con anche la distribuzione diretta, e l'ipotesi di fissare a livello nazionale una tariffa massima. «Certamente ipotesi che se confermate» è il commento «potrebbero impattare, rischiando anche di ridurre il potere negoziale delle rappresentanze». Notizie positive invece? «Un sentore che abbiamo è che si intravede un riconoscimento del ruolo delle farmacie per il Ssn, quasi una richiesta di aiuto in un momento in cui il servizio sanitario nazionale e regionale sta subendo un definanziamento, con il rischio di non riuscire più a garantire determinate prestazioni». I servizi, quindi, sui quali rimane la questione del compenso, «che le regioni hanno detto di voler risolvere per via legislativa». Detto questo «però ci è parso di avvertire come una presa d'atto sul ruolo della farmacia come interfaccia del Ssn che, se le tematiche verranno effettivamente riportate nell'atto di indirizzo, sarebbe condivisa anche da quelle regioni che finora si sono dimostrate critiche sul tema». Stando alle indiscrezioni circolate finora, si sarebbe fatto anche un riferimento alla pharmaceutical care: «Se così sarà» continua l'analisi «sarebbe un passo avanti rispetto ai decreti attuativi sui servizi, con l'idea di una funzione del farmacista nell'aderenza alla terapia in collegamento con i medici di medicina generale». Da quanto emerge in questi giorni, preoccupazione delle regioni è il contesto di invecchiamento della popolazione, della gestione delle patologie croniche, di dare corpo alla territorializzazione delle cure, di valorizzare la prevenzione. «In questi filoni si può leggere una valorizzazione del profilo sanitario della professionalità del farmacista». Il che potrebbe voler dire anche che nelle declinazioni regionali dell'indirizzo nazionale alcuni servizi potrebbero anche essere considerati essenziali per le regioni. Stando infine ad alcune fonti, ci potrebbe essere un invito a individuare meccanismi di remunerazione scollegati dal prezzo di medicinali. «Staremo a vedere quale sarà la piattaforma condivisa ma comunque occorrerà capire con quale approccio affronteranno la trattativa le Regioni, se valorizzando il sistema farmacia come virtuoso, in grado di determinare risparmi diretti ma soprattutto indiretti. Quello che ci aspettiamo è che ci sia un effettivo riconoscimento di questo ruolo e che il sistema delle farmacie non venga considerato come un qualcosa da cui attingere per risolvere problemi economici. Noi, lo ribadiamo, siamo pronti alla sfida e proprio per questo, l'anno scorso, abbiamo presentato il progetto di avviare studi randomizzati controllati sul territorio, per verificare l'efficacia, in termini di riduzione di ricoveri impropri e di risparmi per le Regioni, della sperimentazione di un modello proattivo di pharmaceutical care per alcune patologie croniche e con la proposta di destinare una parte dei risparmi alla remunerazione stessa del servizio».
Francesca Giani