Sanità

apr292021

Covid-19, l'epidemiologo Marmot: la pandemia accresce le disuguaglianze

Covid-19, l'epidemiologo Marmot: la pandemia accresce le disuguaglianze

La pandemia in Italia ha fatto un milione di poveri in più in un solo anno. L'intervista a Michael Gideon Marmot presidente della commissione Oms sulle determinanti sociali

Le statistiche dicono che in Italia la pandemia ha fatto un milione di poveri in più in un solo anno tra chiusure, lavori cessati e cassa integrazione. Da un altro grande servizio sanitario, il National Health Service britannico, arrivano indicatori che correlano esiti di salute peggiori non solo con il posto in terapia intensiva in meno, quanto soprattutto con preesistenti condizioni sociali complesse, alta densità di popolazione, città poco vivibili dove si fa poca prevenzione. Era il 2010 quando l'allora primo ministro britannico, lo scozzese Gordon Brown, chiese a Michael Gideon Marmot, medico epidemiologo docente all'University College di Londra e attuale presidente della commissione Oms sulle determinanti sociali di salute, una "Review on Health Inequalities" per valutare l'impatto della posizione socioeconomica del cittadino sugli esiti di salute. A dieci anni di distanza la Review è stata aggiornata con dati relativi non solo alle malattie non trasmissibili ma alla pandemia di Covid-19.

Anche in Italia l'aspettativa di vita rallenta

Intervistato da Doctor33, Marmot sottolinea che «in questi 10 anni sono cresciute le diseguaglianze sociali, è diminuito molto l'incremento dell'attesa di vita, ed è diminuita l'attesa di vita nei sobborghi popolati dai ceti meno abbienti. Esiti di salute peggiori - spiega Marmot a Doctor 33 - ci parlano di società che hanno smesso di crescere». Anche in Italia l'attesa di vita rallenta pur se non come nel Regno Unito, ma dobbiamo porre attenzione a persistenti motivi di diseguaglianza. La Review individua sei determinanti per un futuro più equo e sostenibile: dare più valore anche economico al nostro sviluppo, investire su formazione e life-long learning, puntare sul miglioramento delle condizioni di lavoro, capire l'importanza di un reddito minimo garantito, scommettere su luoghi di lavoro e di vita più sostenibili e salutari, e infine tenere un approccio nella prevenzione che privilegi le determinanti sociali, cioè non si limiti a dire di fumare meno e bere meno alcol o bibite gassate ma guardi ai problemi sociali alla base di quei comportamenti. Molti dei peggioramenti osservati in Gran Bretagna nel decennio sono rintracciabili anche nell'evoluzione della società italiana. La pandemia ha aggravato l'impatto delle diseguaglianze sociali. Dove sulle malattie pre-pandemiche, in genere non trasmissibili, la relazione diretta tra povertà e tassi di mortalità che si osservava prima del Covid-19 si è riproposta ora, peggiorata nei valori ma più o meno con identico trend in relazione al reddito, e con dati che consentono di concludere come le diseguaglianze di salute, in generale e in relazione al Covid, condividono le stesse determinanti, posto che il virus colpisce soprattutto i lavoratori più esposti al rapporto con il pubblico o residenti in aree sovraffollate.

Il lock-down ha peggiorato la situazione per i bassi redditi

La pandemia ha inasprito le diseguaglianze e il lock-down ha ulteriormente peggiorato la situazione per i bassi redditi. «La povertà infantile si lega convenzionalmente a redditi a partire dal 60% del reddito medio in giù; nel decennio 10-20 le famiglie sotto soglia sono cresciute in generale e particolarmente tra i genitori single dove tanti sono inoccupati. Con la pandemia, le condizioni di lavoro sono peggiorate e il reddito domestico è crollato», spiega Marmot. «Tra le fasce di reddito più basse si sono diffuse forme di lavoro meno protetto dal virus o le conseguenze di chiusure di posti di lavoro. Dunque, chi aveva redditi elevati ha più probabilità di lavorare ancora; e spendendo di meno in vita sociale ha più probabilità di risparmiare. Ma posto un calo del 20% del reddito medio, chi viveva a livello della soglia di povertà, in questo modo è passato sotto la soglia».
Intuibile un parallelo con la situazione nell'Italia che oggi punta tutta la sua ripresa sul Recovery Plan. Il suggerimento dell'epidemiologo britannico è, in tema di prevenzione, di postare la scommessa non tanto sui livelli di spesa nazionale o regionale quanto sulle città: è qui che si soffre di più a livello di ineguaglianze e ora di contagi. «In passato interi stati hanno affidato al mercato i propri modelli economici». Oggi dobbiamo evitare di uscire dalla pandemia peggio di come ci siamo entrati, spiega Marmot: «Abbiamo utilizzato troppo a lungo il Prodotto interno lordo come indicatore di successo delle politiche di un paese, ora dovremmo puntare a costruire una società della corretta distribuzione della salute e del benessere».


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