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giu222015

Creme solari e protezione: le etichette sono ancora oscure ai più

Creme solari e protezione: le etichette sono ancora oscure ai più
Aria d'estate, mare, sole e creme solari. Ma sceglierne una con il giusto indice di protezione può essere ancora fonte di confusione per i consumatori, tant'è che secondo una lettera di ricerca su Jama Dermatology solo il 43% degli intervistati conosce la definizione di fattore di protezione solare (Spf). «L'Spf è un valore numerico che esprime il rapporto fra dose minima di radiazioni che provoca eritema in presenza e assenza di quella specifica crema: più il numero è alto maggiore è lo scudo protettivo» spiega Roopal Kundu della Northwestern university Feinberg school of medicine a Chicago, coautrice dell'articolo, ricordando che le radiazioni ultraviolette tipo A (UvA) si associano all'invecchiamento cutaneo mentre le UvB alle scottature, e che l'esposizione a entrambe aumenta il rischio di melanoma cutaneo. Nel 2011 la Food and drug administration ha disposto nuove regole per le etichette di protezione solare per sottolineare la protezione contro UvVA e UvB, conosciuta come protezione ad ampio spettro. E i dermatologi della Nortwestern hanno esaminato 114 pazienti visti in ambulatorio per valutare la conoscenza dei consumatori in termini di etichette per la protezione solare e, più in generale, quali fossero i loro modi per proteggersi dal sole. Scoprendo che l'81% dei partecipanti aveva acquistato creme solari, e che il 75% le aveva usate, ritenendo importante sia evitare scottature sia prevenire il cancro della pelle. «I primi tre fattori che influenzano le decisioni dei pazienti sull'acquisto di una crema protettiva sono il valore di Spf, la formulazione per pelli sensibili e la resistenza all'acqua e al sudore» spiega Kundu, precisando tuttavia che meno di metà dei partecipanti sono stati in grado di identificare in modo corretto la terminologia che sull'etichetta indica il grado di protezione contro il melanoma (37,7% degli intervistati), il fotoinvecchiamento (7%) e le scottature (22,8%). «Nonostante le modifiche apportate all'etichettatura delle creme solari su mandato della Fda, questi risultati suggeriscono che la terminologia adottata può essere ancora fonte di confusione per i consumatori» concludono gli autori.

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