gen282020
Cuneo fiscale, varato taglio da Cdm. Impatto su busta paga in base a reddito
Il taglio del cuneo fiscale ha avuto l'ok dal Consiglio dei ministri con conseguente aumento della busta paga. Uno stanziamento di tre miliardi di euro per quest'anno e circa 16 milioni di lavoratori interessati
Se ne parla da tempo e la settimana scorsa ha ricevuto l'ok dal Consiglio dei ministri: il
taglio del cuneo fiscale, con conseguente aumento della busta paga, vede uno stanziamento di tre miliardi di euro per quest'anno, come stabilito dalla legge Bilancio 2020, e l'intenzione è di una ulteriore integrazione di 5 miliardi per l'anno prossimo. La platea di lavoratori interessata viene stimata in circa 16 milioni, con un allargamento quindi dei beneficiari del cosiddetto Bonus Renzi, e interesserà stipendi fino a 40mila euro, con modalità differenti di fruizione e con importi decrescenti.
La misura sotto la lente
Il provvedimento è uscito dal Consiglio dei ministri del 23 gennaio, con l'ok al decreto-legge sulle "Misure urgenti per la riduzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente", in attuazione della legge di bilancio 2020. A essere interessati dalla riduzione del cuneo fiscale - vale a dire la differenza tra il costo del lavoro per il datore e la corrispondente retribuzione netta per il lavoratore - sono, secondo i calcoli del Mef, 11,7 milioni di lavoratori che già fruivano del precedente bonus Renzi e altri 4,2 milioni relativi alla fascia di reddito tra 26.600 e 40 mila euro, finora esclusi. L'idea è che il risparmio sia fruibile a partire dal primo luglio, mentre con la Finanziaria di fine anno potrebbero essere trovate ulteriori risorse integrative.
Le modalità di fruizione variano in base al reddito
Come spiegato in una nota del Consiglio dei ministri, per chi ha un reddito annuo fino a 26.600 euro lordi il provvedimento si traduce di fatto in un aumento del Bonus irpef che già veniva erogato, che passerebbe quindi da 80 euro a 100 al mese, per un totale di 600 euro per quest'anno e di 1.200 euro l'anno a regime. «Per chi dichiara 12 mila euro l'anno» si legge in un articolo del Corriere Economia di oggi, quindi, «il reddito netto disponibile sale a 11.135 euro (il 92,7% del lordo), chi ne dichiara 24 mila potrà contare su un netto di 18.556 euro (il 77,3% del lordo)». Mentre, coloro che percepiscono un reddito tra i 26.600 euro e i 28.000 euro l'anno, beneficeranno di un incremento di 100 euro al mese in busta paga. In caso di sforamento a fine anno del tetto, si prevede la restituzione rateizzata invece che in unica soluzione.
Maggiori complicazioni per i redditi più alti
Se per le fasce di reddito finora viste si tratta di un aumento effettivo in busta paga, va detto che per le successive due i meccanismi cambiano. In particolare, per i redditi a partire da 28.000 euro, si introduce una detrazione fiscale specifica di importo equivalete. Si tratta, di fatto, di un importo a scalare, che parte da 100 euro e decresce fino ad arrivare al valore di 80 euro in corrispondenza di un reddito di 35.000 euro lordi. «Per questa fascia di lavoratori dipendenti» scrive ancora il Corriere Economia, «per i quali per altro l'aliquota Irpef si innalza bruscamente dal 27% al 38%, c'è comunque un impatto discreto sulle buste paga». Oltre questa soglia, l'importo del beneficio continua a decrescere fino ad azzerarsi al raggiungimento dei 40.000 euro di reddito. Da notare che fino ai 28.000 euro lordi annui la misura di riduzione è strutturale, mentre sopra questo importo diventa sperimentale per sei mesi, con l'intenzione di procedere a una riforma più generale dell'Irpef. Mentre restano fuori dai benefici i lavoratori con i redditi più bassi fino a 8.145 euro di reddito lordo annuo che già non pagano tasse - fascia su cui comunque c'è intenzione di intervenire - , ma anche pensionati e lavoratori autonomi.
Francesca Giani