mar252011
Danni da radiazioni, molti farmaci in via di sviluppo
Il disastro recente occorso alla centrale nucleare di Fukushima in Giappone, ha riportato al centro del dibattito il tema della messa a punto di farmaci per i danni da esposizione a dosi massicce di radiazioni. Secondo quanto riferito sulla rivista Nature Medicine sono in via di sviluppo e sperimentazione diverse molecole terapie cellulari per affrontare potenziali futuri incidenti nucleari. A oggi non ci sono farmaci per correre ai ripari dopo l'esposizione ad alte dosi di radioattività, a parte lo iodio usato a scopo preventivo, che però non preserva dalla cosiddetta sindrome acuta da radiazioni che causa perdita d'appetito, affaticamento, febbre, nausea, vomito, diarrea e danni alla pelle già dopo poche ore dall'esposizione. L'esposizione può essere fatale: la morte nella maggior parte dei casi avviene a causa della distruzione del midollo osseo, con infezioni ed emorragie interne. Alcune prospettive terapeutiche si intravedono nella ricerca in corso: l'azienda Cleveland BioLabs di Buffalo sta testando “CBLB502”, una molecola estratta dai flagelli (i micropeli) del batterio Salmonella, che attiva un sistema di sopravvivenza delle cellule. L'azienda biotech Onconova in Pennsylvania sta testando il suo composto, Ex-RAD, che spegne gli interruttori dell’apoptosi che si innesca scatena quando il Dna delle cellule risulta molto danneggiato. L'azienda Cellerant Therapeutics in California ha messo a punto una terapia cellulare basata su cellule precursori del sangue che possono essere infuse per via endovenosa. Queste cellule, chiamate CLT-008, hanno la peculiarità di non dare reazioni di rigetto.