ago22016
Ddl concorrenza e capitale, Muschietti: fallita politica sindacale. Replica Racca: risveglio dal letargo
Il tetto massimo di proprietà di farmacie da parte delle società di capitali fissato al 20% su base regionale, non neutralizza il rischio di concentrazioni e posizioni dominanti e non può essere visto in alcun modo come una vittoria per le farmacie. Lo sottolinea il presidente di Farmacieunite Franco Gariboldi Muschietti intervenendo nel dibattito sul Ddl concorrenza. «Basta anche molto meno del 20% per rischiare» spiega Muschietti per il quale «l'unica soluzione tampone - soluzione che Federfarma non ha mai proposto- è che la maggioranza delle future società sia rappresentata da professionisti, così come è avvenuto per altre Categorie professionali (ad esempio gli avvocati). Sulla sorte del Ddl concorrenza non abbiamo, né abbiamo avuto, grandi dubbi, in quanto è un provvedimento confezionato su misura per le multinazionali, naturale declinazione di questo Governo. Non dobbiamo illuderci che la partita si giochi sul livello commerciale, perché la stessa si baserà principalmente sulla qualità dei servizi e sulla professionalità degli operatori. Così, mentre noi ci accusiamo a vicenda, il "capitale" sta creando veri e propri presidi polifunzionali, che faranno la differenza rispetto agli altri esercizi. Come lo so?» si domanda il presidente di Farmaciunite. «Perché da quando, nel 2014, da una costola di Fedefarma è nata Farmacieunite, abbiamo avviato partnership, confronti e interlocuzioni trasversali, che ci consentono una visione a 360 gradi dell'attuale scenario, consentendoci di leggere criticamente gli avvenimenti e di vedere oltre». Al contrario di Federfarma che secondo Muschietti «continua in una insensata autocelebrazione del "tutto va bene"». L'auspicio di Farmacieunite è che alla luce delle recenti prese di coscienza di realtà del mondo della farmacia si crei «un esercito silenzioso che, preso atto del fallimento di un certo modo di fare politica sindacale, reagisce ed agisce, per evitare che il prossimo appuntamento, quello con la Convenzione, si riveli un'altra sonora disfatta». Pronta la replica di Annarosa Racca che sottolinea come sul Ddl concorrenza «dopo un lungo letargo, a giochi praticamente chiusi, interviene anche Farmacieunite, criticando i risultati ottenuti da Federfarma. In particolare, l'associazione sostiene che i limiti posti dal Parlamento all'ingresso del capitale sarebbero insufficienti e che sarebbe stato meglio consentire la vendita dei medicinali con ricetta nelle parafarmacie piuttosto che permettere l'ingresso del capitale nella proprietà delle farmacie. Ci chiediamo: in tutti questi mesi, dov'era l'organizzazione presieduta da Muschietti? Quali proposte e quali iniziative ha adottato per far valere le proprie ragioni? Ma soprattutto quali sono le vere proposte di Farmacieunite? Non è stato facile trovare prese di posizione ufficiali sull'argomento» aggiunge la presidente di Federfarma. «Citiamo le due reperite sui motori di ricerca: a settembre del 2015 Farmacieunite esprimeva - senza aver mosso un dito per ottenere tale risultato - apprezzamento per il mantenimento dell'esclusiva delle farmacie sui medicinali di fascia C con ricetta e dava una "lettura positiva" all'ingresso del capitale, portatore di "elementi di vitalità e di potenzialità per gli esercizi del nostro Paese." Nel gennaio 2016, Farmacieunite confermava l'esigenza di non demonizzare il capitale, ma di aprire un tavolo "con i soggetti del capitale che guardano con interesse alla farmacia". Uscita dal letargo» conclude Racca, Farmacieunite ha cambiato radicalmente idea e oggi è contro il capitale e vede in una possibile fuoriuscita dei farmaci di fascia C con ricetta il male minore.Se a settembre questa organizzazione non avrà cambiato opinione, probabilmente la vedremo sostenere la richiesta di fuoriuscita dei farmaci con ricetta dalla farmacia, con l'obiettivo di allargare la propria base associativa anche alle parafarmacie, come peraltro previsto dallo statuto di Farmacieunite».