dic282022
Depressione resistente, dalla psilocibina possibile alternativa agli antidepressivi
Nuovi dati da studi sulla psilocibina: accompagnata da un regolare supporto psicologico, può migliorare la condizione di soggetti affetti da depressione resistente
Un nuovo studio prova a dimostrare come la psilocibina, un alcaloide della triptamina presente in alcuni funghi allucinogeni, accompagnata da un regolare supporto psicologico, può migliorare la condizione di soggetti affetti da depressione resistente alle cure. Già diversi studi avevano dimostrato l'efficacia di questa sostanza, ed un ultimo studio di fase IIb pubblicato sul New England Journal of Medicine, ha fornito ulteriori prove, le migliori sino ad oggi.
In studio cure promettenti per la depressione resistente
A novembre di quest'anno Clinicaltrials.gov aveva elencato almeno 88 studi clinici attivi che coinvolgevano la psilocibina, con una buona percentuale di questi già in sperimentazione sull'uomo contro i sintomi della depressione. Degli 88 studi, dodici sono anche in sperimentazione contro le dipendenze e altri 10 stanno testando eventuali ed alternative terapie del dolore. Anche altre sostanze psichedeliche sono in sperimentazione, tra cui ketamina, l'MDMA e l'LSD. Tutti e tre hanno mostrato buoni risultati in questa area clinica).
Al momento, per questo tipo di patologia la psilocibina si dimostra una cura promettente per la depressione resistente ai trattamenti, ovvero per tutti quei pazienti dove almeno due cicli di antidepressivo hanno fallito. Le persone in depressione che resistono ai trattamenti sono circa un terzo di tutti i pazienti affetti da questa malattia, pazienti con una gravità della malattia molto più critica, rispetto a tutta quella fascia di malati che risponde alle cure.
In discussione i risultati dello studio
In sintesi, lo studio ha arruolato 233 partecipanti con depressione resistente che avevano risposto ai trattamenti. La sperimentazione ha avuto luogo in 22 siti di 10 paesi. Ogni partecipante, assegnato in modo casuale, ha ricevuto 25 mg, 10 o 1 mg (l'ultimo di questi somministrato per controllo) della formulazione in capsule di psilocibina sintetica. La somministrazione, in ambienti non clinici dove i pazienti potevano stare tranquilli, è durata per circa 6-8 ore, fino a quando gli effetti del farmaco non si erano completamente dissipati. Dopo il trattamento i pazienti sono stati seguiti nelle 12 settimane successive per capire le loro reazioni al farmaco. Inoltre, ai partecipanti era stato chiesto di interrompere il trattamento antidepressivo in corso durante le prime tre settimane, col permesso di riprendere la cura in qualsiasi momento se ritenuto necessario. Dopo le prime tre settimane di trattamento, l'endpoint primario era la variazione del punteggio della Montgomery-Asberg Depression Rating Scale (MADRS), scala che va da 0 a 60, dove i numeri più alti indicano una forma depressiva più grave. Dopo tre settimane, i ricercatori hanno scoperto che la dose più alta, 25 mg (non la dose intermedia di 10 mg), ha portato a livelli significativamente più bassi di sintomi depressivi rispetto alla dose più bassa (1 mg). L'incidenza della risposta positiva al trattamento alla terza settimana è stata del 37% nel gruppo da 25 mg, del 19% nel gruppo 10 mg e del 18% nel gruppo 1 mg. Al momento sui risultati dello studio esistono pareri discordanti fra ricercatori, sia per il tasso percentuale di risposta inferiore rispetto ad altri studi su anti depressivi per situazioni di grave patologia e sia per diversi eventi collaterali. Alcuni editoriali in risposta allo studio hanno anche richiamato l'attenzione su altri limiti dello studio, tra cui la mancanza di controllo con placebo o confronti con altri antidepressivi già approvatori dal regolatore. I ricercatori hanno evidenziato che saranno necessari studi più ampi e più lunghi per determinare l'efficacia e la sicurezza della psilocibina sui pazienti.
https://www.nejm.org/doi/10.1056/NEJMoa2206443 https://www.nature.com/articles/d41586-022-02205-w Cristoforo Zervos