mar92017
Diabete, liraglutide riduce progressione in prediabete
Secondo uno studio pubblicato su The Lancet, primo autore
Carel le Roux, dello University College di Dublino in Irlanda, i pazienti con prediabete hanno meno probabilità di sviluppare diabete di tipo 2 dopo 3 anni di trattamento con liraglutide rispetto al placebo. «Il prediabete è una condizione asintomatica in cui i livelli glicemici sono lievemente superiori alla norma ma non elevati come nel diabete conclamato ed è presente una iniziale insulino-resistenza che condiziona un aumento dei livelli di insulina circolante» spiega il ricercatore. Liraglutide, un agonista dei recettori del glucagone-like peptide-1 (GLP-1), stimola la secrezione di insulina e riduce quella di glucagone in maniera glucosio-dipendente. Come il GLP-1 umano, liraglutide induce un calo ponderale mediante un'azione a livello ipotalamico, aumentando i segnali della sazietà e riducendo allo stesso tempo i segnali che stimolano l'appetito.
«In questo trial in doppio cieco e controllato con placebo, uno dei quattro del programma di studi clinici di fase 3 SCALE, liraglutide ha dimostrato di ridurre il peso corporeo e migliorare il metabolismo del glucosio» scrivono gli autori dell'articolo, che hanno randomizzato 2.254 pazienti al trattamento con liraglutide o placebo tra giugno 2011 e marzo 2015. Così facendo hanno scoperto che a sviluppare diabete di tipo 2 è stato il 2% del gruppo in trattamento attivo rispetto al 6% dei soggetti che assumevano placebo. «Un dato interessante è che il tempo medio di comparsa del diabete tra tutti gli individui randomizzato è stato 2,7 volte più a lungo con liraglutide rispetto al placebo» riprende il ricercatore sottolineando che gli eventi avversi gravi sono stati il 15% nei pazienti in terapia con liraglutide rispetto al 13% dei soggetti nel gruppo di controllo. «Questi risultati potrebbero aprire la strada all'uso di un farmaco efficace e ben tollerato da usare in persone con obesità e prediabete per prevenire o rallentare la comparsa di diabete, migliorando lo stato di salute della popolazione e riducendo la spesa sanitaria» conclude le Roux.
The Lancet 2017. doi: 10.1016/S0140-6736(17)30069-7 http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(17)30069-7/fulltext