La distribuzione diretta dei farmaci comporta un ticket occulto per l'utente che non dovrebbe essere trascurato quando si ragiona sulla competitività con la Distribuzione per conto. Così
Venanzio Gizzi presidente di Assofarm interviene nel dibattito su confronto tra i due modelli distributivi mai risolto e riacceso in questi giorni dalla vicenda ligure nata dalla critica da parte del Pd ligure alla Regione per la decisione di estendere la Dpc su tutto il territorio regionale e contesta i numeri esposti dal Pd nella discussione: «Al momento» riporta Gizzi «il costo della cessione diretta dei farmaci salvavita con recapito a domicilio è di 1,8 euro a pezzo, mentre lo stesso servizio erogato tramite farmacia costerebbe all'Asl circa 8 euro».
E aggiunge: «Come è possibile mantenere un livello di costo così basso quando tutti sappiamo che un semplice calcolo del solo costo di un farmacista può valere 0,50 Euro al minuto? E i costi della spedizione a domicilio? Una spedizione di un pacchetto costa, utilizzando un corriere espresso, un minimo di 3 euro».
Gizzi sottolinea che «il servizio sanitario pubblico ha il dovere di non badare solo ai propri bilanci, ma anche al valore del suo servizio per la qualità della vita del cittadino» mentre con la distribuzione diretta si «penalizzano gli utenti anche a pesare sulla loro quotidianità». E cita uno studio commissionato da Assofarm Emilia Romagna sui costi visibili e non della distribuzione diretta che conferma come i cittadini debbano spende tempo e denaro per reperire i farmaci. Assofarm condivide il punto di vista della Sifo (cfr.
Farmacista33 22 settembre) «sulla complessità della materia e sul fatto che servano più studi, capaci di comprendere più territori diversi tra loro e con maggiore profondità di analisi» e annunci che «nei prossimi giorni Assofarm renderà pubblico uno studio comparato sulla Dpc nelle diverse regioni italiane».
Anche Federfarma fa sapere tramite il proprio bollettino di «accogliere positivamente la proposta della Sifo di varare uno studio di dimensioni nazionali che metta a nudo i veri costi della distribuzione diretta. È la stessa richiesta che il sindacato titolari rivolge da anni a quelle Regioni dove c'è un ricorso parossistico al doppio canale, in nome di un risparmio corroborato da cifre tutte da verificare: i confronti tra diretta, Dpc e distribuzione convenzionata si fanno se c'è trasparenza sui numeri, altrimenti le scelte sono frutto soltanto di posizioni ideologiche». Secondo Federfarma la proposta di Sifo va valutata con attenzione «solo a patto che le Regioni mettano tutti i loro dati a disposizione di chi poi effettuerà lo studio, in modo trasparente e incondizionato». E conclude: «Spesso i nostri ricercatori si sono dovuti scontrare con l'opacità dei bilanci e dei dati forniti dalle aziende sanitarie. Non si può fare uno studio serio se non si mettono a nudo tutte le voci della distribuzione: dal costo orario del personale che ruota nella farmacia ospedaliera a quello degli scaduti. O viene garantita la piena trasparenza oppure è inutile anche cominciare».
Simona Zazzetta