ago302018
Distribuzione intermedia, patto tra le cooperative europee
Avviare un percorso comune di comparazione tra le cooperative europee su costi, indicatori di performance ed efficientamento, parametri di servizio e qualità, e rafforzare il confronto tra Paesi su dinamiche e mutamenti del quadro regolatorio e normativo in cui le cooperative agiscono. Delineati, nel corso di un incontro a Lisbona, gli obiettivi per l'immediato futuro di Secof, l'associazione europea che riunisce i distributori intermedi del farmaco di esclusiva proprietà di farmacisti.
«Abbiamo sviluppato un progetto», spiega a F-online
Antonello Mirone, presidente di Federfarma Servizi e segretario di Federfarma.Co. «Per rilevare e mettere a confronto gli indici di efficienza delle cooperative europee. All'interno di ogni nazione, ciascuna rappresentanza chiederà a due o tre associate di rendere disponibili alcuni dati che, Paese per Paese, verranno messi a confronto, prevedendo in ogni caso correttivi rispetto ai maggiori fattori di diversità nazionali. Al centro ci potranno essere, per esempio, i costi afferenti ai diversi capitoli contenuti nei bilanci, le modalità con cui alcune cooperative riescono a massimizzare i processi, ma anche l'offerta di servizio che viene resa alle farmacie, socie e clienti».
Inutile dire che Secof rappresenta un osservatorio privilegiato anche in tema di monitoraggio dei fenomeni aggregativi in atto in Europa. «Nello sviluppo delle reti, i francesi, ma anche gli spagnoli, sono più avanti di noi», sottolinea, sempre a F-online
Francesco Turrin, presidente di Federfama.Co. «In Francia, in particolare, l'aggregazionismo è un fenomeno già maturo e in essere da anni. I groupement, che di fatto sono delle affiliazioni, coinvolgono oltre la metà delle farmacie francesi». Ma, proprio oltralpe, «sta emergendo un fenomeno in un certo senso inaspettato. Se fino a poco fa la linea di sviluppo aveva un ambito nazionale, oggi si assiste invece a un ritorno a dimensioni regionali. Ed è curioso osservare come questo fenomeno sia in realtà un effetto del mercato, che sta facendo prevalere gruppi connotati e identificabili a livello locale rispetto a un marchio nazionale».