dic302017
Distribuzione, Rapporto Oasi: risparmi da Diretta ma quota Dpc consente più equità
La distribuzione diretta dei medicinali che non passano per le farmacie territoriali consente più risparmi, anche se non tutte le indagini lo confermano, e in linea di massima è bene abbia un peso maggiore della distribuzione per conto; ma con quest'ultima va fatta convivere per unire alle economie conseguite un più facile accesso alle terapie al paziente. Lo affermano i redattori del Rapporto Oasi del Centro di ricerche in Economia Sanitaria Cergas dell'Università Bocconi coordinati da
Francesco Longo. Dai dati presentati di recente dall'Osservatorio Farmaci che raccoglie le iniziative regionali attivate negli anni emerge in un capitolo ad hoc (il 14°) l'impatto delle forme alternative della distribuzione. In un contesto dove è stato rivisto a inizio anno il peso della spesa farmaceutica generata da acquisti diretti del Ssn presso i produttori, con il tetto salito dal 3,5 al 6,89% della spesa farmaceutica totale, aver attivato DD e DPC ha avuto un ruolo importante nel contenere la spesa. La stessa distribuzione per conto, pur nella forte variabilità dei ricarichi delle farmacie sul prezzo praticato al produttore da una regione all'altra, ha avuto un ruolo importante nel contenere la spesa. I risultati secondo gli autori del capitolo - i ricercatori Bocconi
Patrizio Armeni,
Arianna Bertolani,
Francesco Costa,
Claudio Jommi e
Monica Otto - rendono preferibile un mix delle due modalitaÌ ad una Distribuzione diretta «pura». Si parte dal presupposto di una frammentazione insanabile nelle politiche del farmaco in Italia, e di una diversa accessibilità ai medicinali. Nel 2016 l'incidenza dei ticket sulla spesa lorda è variata dall'8,7% in Friuli Venezia Giulia al 20,8% in Valle d'Aosta. Sulla spesa farmaceutica territoriale, l'incidenza della spesa per farmaci distribuiti in DD e DPC varia dal 31,9% dell'Abruzzo al 55,3% della Toscana, con un mix in genere molto differenziato delle due tipologie di spesa da una regione all'altra. In genere la distribuzione diretta copre due terzi di tutta la distribuzione che prevede l'acquisto di farmaci direttamente dall'Asl o dalla Regione presso il produttore; la distribuzione per conto che prevede l'aggio per le farmacie è meno di un terzo, con lievi punte al Centro. «Il dettaglio relativo al 2016 -scrivono gli autori dell'indagine - mostra come l'incidenza percentuale della sola distribuzione diretta si attesti al 33,4% della spesa farmaceutica totale mentre la Distribuzione per conto ha un'incidenza pari al 12,1%.
Per la DD, le regioni del Nord e del Sud mostrano valori superiori alla media nazionale (34,4% e 34,3% rispettivamente), mentre, per la Dpc, sono le regioni del Centro ad attestarsi su valori superiori a quelli nazionali (16,3%)». Tra il 2013 e il 2016 l'impatto della distribuzione diretta è andato crescendo da un 60 a oltre il 70%, questo malgrado alcuni studi (Garlatti et al 2014) affermino che la convenienza in termini di risparmi sia totalmente erosa dalle spese organizzative sostenute dagli ospedali per la distribuzione. Secondo gli autori, il contenimento della spesa non dovrebbe essere il solo motore delle scelte in questo campo. "Una prima implicazione di policy è che un modello che integri Distribuzione diretta e per conto è preferibile ad un modello a sola Dd o Dpc, non solo sotto il profilo dei costi ma anche dell'importanza di mantenere relazioni positive con le farmacie aperte al pubblico, dato il loro ruolo strategico sul territorio. Priorità che si sostanzia nella garanzia al paziente di accedere alle terapie in farmacie di zone particolarmente disagiate o di avere quei farmaci per i quali non si prevede un accesso alle strutture specialistiche contestuale alla distribuzione dei farmaci. Una seconda implicazione è che la distribuzione diretta comunque garantisce un maggiore effetto di contenimento e quindi il mix ottimale (sempre nella prospettiva dei costi a carico del Servizio sanitario nazionale vede più distribuzione diretta e meno Dpc".