mag102017
Dolori muscolare in pazienti in terapia con statine, possibile effetto nocebo
Secondo uno studio pubblicato su The Lancet, quando i pazienti non sono consapevoli di assumere statine non si registra un aumento di sintomi muscolari, ma quando sanno di assumerle, esiste una maggiore probabilità che vengano segnalati sintomi, coerentemente con l'effetto nocebo. «Proprio come l'effetto placebo può essere molto forte, così può essere anche l'effetto nocebo» afferma
Ajay Gupta, del National Heart and Lung Institute all'Imperial College di Londra, autore principale dello studio che poi aggiunge: «Non si tratta di persone che inventano i sintomi: i pazienti possono provare un dolore molto reale come risultato dell'effetto nocebo e dell'aspettativa che i farmaci causino dei danni.
Quello che dimostra lo studio è che è proprio l'aspettativa di un danno a provocare probabilmente l'aumento del dolore muscolare e della debolezza, piuttosto che i farmaci in sé». Lo studio è stato condotto in due parti successive, una in cieco e una in aperto. Nella prima parte, condotta tra il 1998 e il 2002, 10.180 pazienti tra i 49 e i 79 anni con ipertensione e almeno altri tre fattori di rischio, provenienti da Regno Unito, Irlanda e Scandinavia, sono stati randomizzati a ricevere atorvastatina 10 mg o placebo e sono stati seguiti per tre anni. Alla fine della prima fase, il farmaco si è dimostrato efficace e agli stessi pazienti è stata offerta la scelta di assumere una statina, in aperto; 9.899 dei partecipanti originali sono stati seguiti per altri due anni e il 65% ha scelto di usare il farmaco.
Durante la parte in cieco dello studio, il tasso di sintomi legati ai muscoli era simile tra i gruppi che ricevevano statina o placebo, ma durante la fase in aperto i sintomi muscolari erano del 41% più comuni tra le persone che prendevano statine. «Spesso si è sostenuto che i tassi di eventi avversi muscolari sono bassi negli studi randomizzati controllati a causa della selezione dei pazienti» affermano in un editoriale
Juan Pedro-Botet, dell'Hospital del Mar, e
Juan Rubiés-Prat, dell'Universitat Autònoma de Barcelona, entrambi a Barcellona, in Spagna. «Così, il punto di forza dello studio di Gupta risiede nel fatto che in questo caso si trattava degli stessi pazienti, non esisteva alcun periodo di introduzione per escludere i pazienti intolleranti alla terapia e pochi pazienti avevano precedentemente preso le statine» concludono.
The Lancet 2017. doi: 10.1016/S0140-6736(17)31075-9 http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(17)31075-9/fulltext