mag232020
Dossier farmaceutico, privacy, ricette dem e prestazioni sanitarie. Ecco le nuove prospettive per le farmacie dal Fse
Con il Fascicolo sanitario elettronico si aprono prospettive per le farmacie: con la semplificazione dei processi la privacy è garantita e il farmacista potrà accedere al Fse
Valutato il caso clinico, il medico redige la ricetta online e la inserisce nel
Fascicolo sanitario elettronico (Fse) del cittadino. Il paziente si rivolge al farmacista di fiducia che, appositamente autorizzato, consulta online il Fascicolo, dispensa il medicinale prescritto e svolge la consueta attività di consulenza per il corretto utilizzo e per promuovere l'aderenza alla terapia secondo la posologia indicata dal medico. Nulla di più semplice. Al momento, però, solo il 20% degli italiani ha attivato il fascicolo e lo usa correntemente. Il Decreto-legge "Rilancio" appena approvato in Consiglio dei ministri ha semplificato le procedure per l'attivazione del Fse, nella consapevolezza di quanto l'uso delle tecnologie informatiche in sanità possa incidere nel migliorare i processi di governance, nel valutare i bisogni, nel programmare politiche sanitarie coerenti, nel misurare i risultati di salute e nel garantire la sostenibilità economica.
Semplificazione dei processi, elevato livello di protezione privacy
Lo spiega
Luigi D'Ambrosio Lettieri, presidente dell'Ordine dei farmacisti Bari e vicepresidente Fofi, e presidente della Fondazione Cannavò, a Farmacista 33. «Con il decreto "Rilancio" che abolisce l'obbligo del "consenso all'alimentazione" del Fse, viene meno uno dei tre consensi che il cittadino può concedere. Restano vigenti il "consenso alla consultazione" da parte dei professionisti sanitari e il "consenso all'alimentazione del pregresso" mediante l'arricchimento del Fse con referti ed altre informazioni antecedenti all' attivazione. L'apertura del Fse, inoltre, rappresenta uno strumento fondamentale per dare maggiore efficacia agli esiti degli altri servizi previsti dal progetto di sperimentazione della Farmacia dei servizi: da esso, infatti dipende buona parte degli auspicati successi dei servizi cognitivi (aderenza terapeutica) e delle analisi di prima istanza (telemedicina) destinati a migliorare sensibilmente la performance dell'assistenza sanitaria. Eliminare un consenso su tre evidentemente non basta - ammette D'Ambrosio Lettieri - ma consente una sostanziale semplificazione dei processi, mantenendo un elevato livello di protezione dei dati sensibili del cittadino che devono restare inviolabili. D'altra parte, ogni uso non autorizzato del Fse, ancor peggio se per finalità improprie, è facilmente riscontrabile. Infatti, il sistema tecnologico del Fse è interamente tracciato e chiunque acceda lascia le proprie "impronte digitali": si può conoscere l'identità di chi è entrato, per quanto tempo ha sostato nel sistema, cosa ha visionato e quando. Chiunque violi le norme è facilmente individuabile e si espone a severe sanzioni con risvolti penali. Rilanciando il Fse, poi, il Legislatore ha anche valorizzato gli attori del comparto sanitario e tra essi il farmacista, al quale viene confermata la centralità delle funzioni sanitarie, con un ruolo rilevante nell'informare e sensibilizzare il cittadino. Ruolo che ritroviamo nelle linee guida per la sperimentazione dei nuovi servizi nelle Farmacie di comunità approvate in Conferenza Stato Regioni lo scorso 17 ottobre, in attuazione della legge 69/2009. Ogni giorno nelle farmacie italiane entrano circa 3 milioni di persone: nel provvedimento non solo è riconosciuto alla farmacia il suo ruolo fondamentale quale presidio sanitario polifunzionale territoriale, ma se ne riconfermano le potenzialità per il supporto al buon funzionamento del nostro sistema sanitario. Va ricordato, inoltre, che il Fse realizza una più corretta ed efficiente presa in carico del paziente in quanto diventa il luogo virtuale in cui confluiscono e si integrano le diverse competenze professionali (medico di famiglia, specialista, pediatra, farmacista) che, attraverso una rinnovata sinergia possono rendere l'attività assistenziale più coerente con i bisogni assistenziali dei cittadini. Nel Fse gli operatori sanitari condividono informazioni preziose: terapie in corso, farmaci utilizzati, livelli di aderenza alle posologie indicate, storia clinica, dati di laboratorio che garantiscono di più la continuità assistenziale e i processi di cura e prevenzione».
Alcune regioni - Trentino, Veneto e Puglia - sono andate avanti e consentono di attivare il fascicolo in Farmacia. Il decreto rilancio dà slancio alla uniforme applicazione delle regole?
«L'occasione era buona, ma in base alla riforma del titolo V della Costituzione allo Stato spetta la "cornice" legislativa e alle Regioni le norme di dettaglio. Il risultato è che restiamo un paese a rischio di avere 21 declinazioni diverse di una stessa norma anche se è auspicabile e necessario un livello minimo nazionale di omogeneità operativa che eviti difformità tra regioni nella qualità dei livelli di assistenza erogati. In Puglia abbiamo sottoscritto con la Regione un protocollo per l'avvio della sperimentazione di attivazione del Fse da parte delle farmacie di comunità. Il progetto è partito l'11 maggio, e si è dato contestuale avvio al corso formativo obbligatorio per i farmacisti predisposto dalla Fondazione Cannavò e dalla Fofi che hanno definito un progetto di formazione nazionale con integrazioni regionali. L'avvio è stato molto positivo e il livello di adesione delle farmacie è stato elevatissimo. Purtroppo, dobbiamo fare i conti sulla tenuta del nostro sistema infrastrutturale che sui sistemi "on line" registra nell'intero Paese alcune criticità. Questa è una sfida importante da affrontare: l'emergenza pandemica ha trasferito su sistemi digitali una parte imponente di funzioni rilevanti per le attività istituzionali e per la vita della nostra comunità. Credo che su questo aspetto ci sia ancora molto da lavorare».
Che ruolo può avere il DL Rilancio nel rivitalizzare la Farmacia dei Servizi?
«L'interlocuzione governo-regioni sul tema non si è mai interrotta. La FdS è per tutti una svolta epocale. Per noi, riconosce l'importanza della farmacia di comunità nei nuovi modelli di governance e un ruolo del farmacista coerente con il conseguimento degli obiettivi di sanità pubblica. Dopo le linee guida di ottobre '19, tutte le regioni hanno ufficializzato a marzo un cronoprogramma in cui si calendarizzano le tappe per i dieci servizi e si prevede un avvio omogeneo delle sperimentazioni su tutto il territorio nazionale. La pandemia ha portato ad una temporanea sospensione dell'iter. In Puglia peraltro abbiamo ritenuto che tanto la dematerializzazione della ricetta - adottata a marzo in tutta Italia con Ordinanza della Protezione Civile - quanto i livelli di assistenza si giovassero dell'attivazione del Fascicolo sanitario, di qui la necessità di operare sin da subito. In fase 2 Fofi, Federfarma, Ministero della Salute e Regioni hanno avviato la ridefinizione un nuovo timing del cronoprogramma per riprendere il progetto di sperimentazione interrotto da Covid-19. Questione di pochissimo tempo».
Il decreto rilancio va ancora convertito in legge, c'è spazio per emendamenti pro-FdS o sul fascicolo e il dossier farmaceutico?
«Va affrontato quanto prima il tema della declinazione del progetto della Farmacia dei servizi nei tempi di Covid-19. Le cicatrici di questa triste esperienza resteranno indelebili e dobbiamo prevedere le modalità per lasciare impregiudicato il progetto la cui realizzazione necessita di qualche sostanziale modifica. Un tema che credo debba essere affrontato in sede parlamentare è la maggiore diffusione della profilassi vaccinale per l'influenza. Sull'argomento l'on. Mandelli ha presentato recentemente una mozione che condivido integralmente. La platea di soggetti cui oggi è raccomandata deve estendersi per tipologia e fasce d'età interessate, introducendo l'obbligo della vaccinazione. Ove in autunno vi fosse un ritorno della pandemia - come prevedono le competenti autorità sanitarie - non è facile distinguere i sintomi di Covid-19 da quelli dell'influenza e la diagnosi differenziata potrebbe essere agevolata da un più massivo ricorso alla vaccinazione antinfluenzale per ridurre ricoveri e accessi ai servizi di pronto soccorso. In questa previsione, le farmacie, per la loro capillare distribuzione sul territorio, sarebbero preziosi siti per la somministrazione del vaccino, attraverso soggetti abilitati e con modalità che favoriscano la perfetta esecuzione dell'attività».
Che ruolo può avere la rivoluzione del fascicolo sanitario nella "dematerializzazione" delle ricette?Dopo l'ordinanza 651 del 19 marzo scorso, il Garante della Privacy ha ipotizzato che il paziente possa far spedire il promemoria della ricetta via mail anche in una farmacia da lui indicata.
«Subito dopo l'uscita dell'ordinanza a marzo come Presidente OF Bari Bat, insieme ai presidenti Omceo Bari Filippo Anelli, che è anche presidente Fnomceo, e Barletta Andria Trani Benedetto Del Vecchio abbiamo firmato una lettera congiunta a tutti gli iscritti sottolineando la necessità di rispettare le leggi nazionali e regionali vigenti. La ricetta del medico va al paziente e il paziente si rivolge al proprio farmacista di fiducia. I subdoli tentativi di alterare questo circuito virtuoso non ci piacciono e interverremo facendo le cose sul serio. Se si altera il rapporto fiduciario medico-paziente-farmacista si pregiudica un presupposto fondamentale del buon funzionamento della sanità e si apre la porta a forme inaccettabili di accordi prodromici al reato di comparaggio. Chiariamo: il Garante della privacy non ha funzioni legislative; si occupa di valutare e vigilare sul rispetto delle norme vigenti a tutela della riservatezza del cittadino. In tale veste ha rilasciato un parere in base al quale la modalità di trasmissione diretta da medico a farmacista della ricetta non lederebbe diritti del cittadino, né concorrerebbe ad esporre i suoi dati sensibili. Fin qui ci siamo. Chi va oltre e interpreta la norma in modo arditamente estensivo prevedendo possibile ciò che l'Ordine non ritiene legittimo, si assume pesanti responsabilità e potrebbe essere chiamato a rispondere della violazione dell'art.15 della legge 475/68 all'articolo 15 (diritto di libera scelta della farmacia da parte del cittadino) e gli articoli 14 e 18 del Codice Deontologico del Farmacista e 31 del Codice di Deontologia Medica. Si aprirebbero, inoltre, indagini per accertare l'esistenza di atti che configurino l'illecito penale del comparaggio (ex articoli 170, 171 e 172 del Regio Decreto 27/1934). Esistono certo casi residuali di persone sole, anziane, prive di connessione a internet e di smartphone. Ma sono ben gestibili dalla farmacia nell'ambito del rapporto fiduciario, specie se supportata da una normativa adeguata: come Fofi, con Federfarma ed Anci abbiamo strutturato un'intesa che consente al farmacista di ritirare a domicilio del paziente i codici della ricetta e di poter consegnare i medicinali. E poi c'è la strada maestra: il Fascicolo sanitario elettronico la cui attivazione risolverebbe tutte le eventuali criticità. Non c'è nulla che il farmacista non possa fare in piena legalità; non è accettabile trovare pretesti per legittimare comportamenti lesivi dei diritti del cittadino e del decoro, della dignità delle professioni. Insomma, per i furbi non c'è spazio e i doveri dell'Ordine sono anche quelli di garantire l'efficienza del servizio, i diritti del cittadino e il decoro della nostra bellissima professione».
Mauro Miserendino