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Politica e Sanità

02 Novembre 2016

Dpc in Emilia Romagna, Dal Re: sì ad accordo se diminuisce diretta


Federfarma Emilia Romagna rispetterà l'accordo con la Regione sulla Dpc solo in base a «una diminuzione della distribuzione diretta. L'obiettivo dell'accordo è diminuire la diretta». Così Domenico Dal Re, presidente di Federfarma Emilia Romagna, parlando con Farmacista33, commenta il recente incontro Federfarma locale - Regione che, ancora una volta, non ha prodotto risultati definitivi. L'obiettivo è sempre lo stesso, portare a termine le lunghe trattative per l'accordo sulla Dpc che vanno avanti dal 2014.

Clenil e cardioaspirina sono solo alcuni dei farmaci che i cittadini di alcune province dell'Emilia Romagna, ricetta rossa alla mano, non possono ritirare nella farmacia sotto casa ma solo e unicamente presso l'ospedale o l'Asl di competenza. Quando si parla di distribuzione per conto e diretta si pensa sempre ai tanto discussi farmaci innovativi che, in alcuni casi, è preferibile dispensare laddove i professionisti del farmaco sono costantemente aggiornati sulle molecole di ultima generazione, sono presenti anche specialisti e il paziente dev'essere monitorato. Tuttavia, il ventaglio di prodotti che ricade in queste modalità distributive spesso va ben oltre l'innovazione e comprende medicinali e presidi largamente conosciuti dai farmacisti territoriali. Ci sono poi gli eccessi dove, molecole vecchie di 20 anni e di uso comune, vengono dispensate via diretta. È questo il caso dell'Emilia Romagna, dove le "anomalie" in tal senso sono molteplici e il non rispetto degli accordi sulla Dpc da parte di molte Asl spesso ha spinto il sindacato titolari locale a insorgere contro la Regione e a proclamare anche scioperi. Tuttavia, quest'ultimo incontro «ha visto un riavvicinamento delle parti - spiega Dal Re - rimane solo questo problema di fondo da chiarire».

Se cardioaspirina e clenil «sono un lusso» per la farmacia territoriale, quale potrebbe essere la ragione che spinge le Asl e gli ospedali a tanto? «Il fatto che questi farmaci costano molto poco ma fanno numero perché se ne distribuiscono tanti - commenta il presidente dell'ordine dei farmacisti di Rimini Giulio Mignani - in questo modo i costi fissi dell'ospedaliera vengono spalmati sul maggior numero possibile di pezzi». In Italia il progressivo aumentare della distribuzione diretta, che dal 2008 a giugno 2016 ha visto un incremento delle quote di mercato dei farmaci nelle fasce C, A e H dal 38% al 62%, sembrerebbe viaggiare in controtendenza con la necessità di rendere la farmacia sempre più un presidio del Ssn. «Auspico che si trovi un accordo per riportare i farmaci in farmacia - afferma Mignani - Abbiamo bisogno di lavorare con prodotti innovativi. Mi auguro che la Dpc aiuti a limitare l'abuso della diretta che ormai distribuisce tutto e sta diventando un canale parallelo» conclude.


Attilia Burke

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