dic42015
Dpc Veneto, Muschietti: diretta da rivedere per maggiore omogeneità della distribuzione
«La distribuzione diretta dei farmaci da parte delle ASL è un sistema funzionante, che garantisce un risparmio alle casse dello Stato o, al contrario, si rivela uno strumento non adeguato per rispondere ai bisogni del cittadino?». La domanda provocatoria arriva da
Franco Gariboldi Muschietti, presidente di Farmacie unite come riflessione sugli ultimi dati della Dpc in Veneto che dimostrano che «la maggior parte delle Asl ritengano di privilegiare la distribuzione dei farmaci Pht attraverso le farmacie territoriali, mentre alcune continuano ad insistere sulla distribuzione diretta» con la conseguenza che «ogni Azienda rappresenta una realtà a sé rispetto alle altre, creando discriminazione e disparità». In una nota, Muschietti ricorda che esiste un accordo regionale per la distribuzione presso le farmacie delle specialità contenute nel Prontuario ospedale territorio (Pht), che «però non non viene rispettato da tutte le Asl. Molti cittadini» aggiunge «non raggiungono facilmente i luoghi deputati alla distribuzione diretta di farmaci (distanza e orari ridotti da parte delle strutture pubbliche), la maggioranza non è soddisfatta del servizio e la quasi totalità ritiene che poter prenotare o ritirare i medicinali presso le farmacie sarebbe più semplice e pratico». Secondo Muschietti «occorre che venga rivista la modalità di distribuzione diretta e sia incrementata la cosiddetta distribuzione per conto» e la strada da seguire è quella «di una omogenea distribuzione dei farmaci presso le farmacie, che rappresentano un canale sicuro e controllato dal ministero dell'Economia». Verifica che, aggiunge, «non avviene nella distribuzione presso le ASL; ci risulta infatti che a volte i cittadini ricevano grandi quantità di farmaci, anche ad alto costo, che per vari motivi vengono sprecati, danno, questo, censurabile sia dal punto di vista economico che da quello morale». Quindi, commenta, «sotto il profilo economico, il risparmio asserito dalle Asl è teorico, in quanto la gestione delle misure di distribuzione diretta comporta un aggravio dei costi relativi al personale deputato al controllo di tale attività e dei relativi beni e servizi. I dati sui risparmi di spesa dimostrano poca attendibilità perché non computano i costi relativi alle misure di distribuzione diretta».
Il sindacato ricorda che Dpc «è stata individuata dalla Regione Veneto come una formula a garanzia di efficienza e risparmio; dunque non si riesce a comprendere per quale motivo alcune Asl proseguano con la distribuzione diretta, penalizzando i cittadini e caricandoli di costi sociali che potrebbero essere evitati. Anche perché le regole, così come i diritti, dovrebbero valere per tutti».
Simona Zazzetta