dic42013
Enpaf chiede contributi arretrati. Sinafo: moratoria per atipici
Il mancato versamento dei contributi previdenziali è causa di cancellazione dall’albo professionale. Lo ricorda l’Enpaf in una comunicazione indirizzata agli Ordini nella quale si chiede di sollecitare i morosi al pagamento. Dopo il 31 gennaio prossimo, continua la comunicazione Enpaf, non sarà più possibile procedere al pagamento dei contributi arretrati neanche con bonifico, ma bisognerà attendere la cartella esattoriale che recherà gli importi omessi e la quota dovuta per il 2014 in riscossione coattiva, ossia maggiorati delle sanzioni civili e dell’aggio a carico del contribuente moroso. La comunicazione di Enpaf arriva proprio dopo che Conasfa, in rappresentanza dei non titolari aveva chiesto all’ente previdenziale maggiore flessibilità in particolare per i precari e per i lavoratori a termine, la maggior parte dei quali non riesce in un anno a superare i 6 mesi e un giorno di lavoro, perdendo così il diritto alla riduzione. Ed è su queste categorie di lavoratori nel settore pubblico che arriva un appello anche dal segretario nazionale Sinafo, Antonio Castorina, alla vigilia dell’accordo sul precariato trovato ieri con il Governo dai sindacati della dirigenza pubblica. Nell’accordo, almeno questo è l’auspicio dei sindacati dopo le aperture governative, è previsto il rinnovo di tutti i rapporti di lavoro a tempo determinato, compreso quelli atipici e flessibili, fino al 31 dicembre 2016. E sull’onda dell’intenzione del Governo di stabilizzare i precari, Castorina chiede «a Enpaf di individuare un meccanismo che consenta una moratoria per i colleghi con contratti atipici di almeno tre anni. L’idea» spiega il segretario Sinafo «è quella che i colleghi in difficoltà, nel 2017 possano riprendere a pagare regolarmente e saldare i debiti pregressi». E se il presidente Croce dovesse obiettare che qualsiasi iniziativa deve passare al vaglio dei ministeri competenti per l’approvazione Castorina risponde «per i casi limite le deroghe sono possibili».
Marco Malagutti