nov282014
Estratto secco titolato: ecco come si prepara in farmacia
Rispetto al passato, la fitoterapia moderna tende a preferire gli estratti secchi titolati perché in grado di offrire effetti riproducibili grazie ad un contenuto ben definito di costituenti ad attività terapeutica nota, i cosiddetti marker terapeutici
La moderna fitoterapia è sempre più votata all'uso degli
estratti secchi titolati, in grado di offrire effetti riproducibili e quantificabili. Essi sono caratterizzati da un contenuto ben definito di costituenti ad attività terapeutica nota, i cosiddetti
marker terapeutici. È possibile riprodurre una siffatta tipologia di estratti all'interno di un laboratorio di farmacia seguendo le NBP e utilizzando le metodiche offerte dalla tecnica erboristica. Si parte dalla droga vegetale, generalmente essiccata e opportunamente sminuzzata. Una scheda tecnica ne accerta provenienza, sicurezza, parametri organolettici e microbiologici. Si passa poi all'estrazione in fase liquida utilizzando di solito un solvente idroalcolico di grado compreso tra 30 e 70° v/v. Le metodiche tradizionali per ottenere un estratto fluido prevedono l'uso di un percolatore nel quale la droga viene posta a macerare, ricoperta dal solvente di estrazione. Lo stesso viene fatto poi fluire dall'alto verso il basso aprendo il rubinetto di percolazione sino ad esaurimento della droga stessa. I metodi possono essere diversi ma il risultato finale dovrà essere una soluzione con un DER (rapporto tra la quantità di droga utilizzata e quella di estratto ottenuto) di 1:1. Nell'estratto secco questo rapporto è di almeno 4:1 ed il suo contenuto di H
2O non superiore al 5% in quanto dal percolato il liquido viene allontanato per evaporazione sotto vuoto. Si utilizza a questo scopo un concentratore sotto vuoto, obbligatorio per le farmacie che producono estratti. Il residuo solido che rimane viene congelato e triturato, e poi aggiunto di maltodestrine (supporto inerte) al fine di ottenere un estratto secco del titolo desiderato. L'estrazione con un dato solvente porta a proporzioni tipiche dei costituenti caratteristici della materia prima. Durante la produzione degli estratti possono essere applicate procedure di purificazione che aumentano queste proporzioni rispetto ai valori attesi; questi estratti sono definiti
purificati. Solitamente il processo di purificazione prevede un preliminare frazionamento cambiando il pH dell'estratto. È possibile ulteriormente raffinare le frazioni ottenute concentrandole nei singoli componenti mediante tecniche cromatografiche in fase liquida. Dagli estratti purificati si passa così alla
frazione omologa purificata, che può avere attività terapeutica anche molto diversa rispetto l'estratto totale. In questo modo si separano ad esempio i triterpeni dalla Centella o gli antocianosidi dal Mirtillo, entrambi diventati dei farmaci registrati ad attività flebotonica.
Angelo Siviero
Farmacista esperto in fitoterapia e galenica
info@fitovallee.com