Sanità

mar222016

Farmaci ad alto rischio, prescrizioni inappropriate di Mmg scendono con supporto informatico

Farmaci ad alto rischio, prescrizioni inappropriate di Mmg scendono con supporto informatico
Gli interventi mirati a ridurre le prescrizioni ad alto rischio nell'ambito delle cure primarie possono prevenire le complicanze legate alla somministrazione di farmaci potenzialmente lesivi riducendo la necessità di ricoveri d'urgenza. Sono queste le conclusioni di uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine e coordinato da Bruce Guthrie dell'Università di Dundee in Scozia da cui emerge che fino al 4% dei ricoveri ospedalieri effettuati dal pronto soccorso è causato da eventi avversi prevenibili dovuti a farmaci comunemente prescritti, tra cui gli antinfiammatori non steroidei (Fans). Per ridurre i rischi legati alla prescrizione di farmaci ad alto rischio di complicanze come ulcere e sanguinamenti, gli autori dello studio hanno sperimentato un intervento svolto nell'arco di 48 settimane allo scopo di incoraggiare i medici di famiglia a rivalutare i pazienti a elevato rischio prescrittivo di Fans come l'ibuprofene o l'aspirina, specie nei casi di patologie renali e cardiache o di persone in terapia con anticoagulanti orali come il warfarin.

Lo studio, finanziato dallo Scottish Government Chief Scientist Office, ha coinvolto 33 studi di medicina generale situati nella zona di Tayside in Scozia, per un totale di poco più di 200.000 assistiti. «L'intervento oggetto di studio prevedeva la formazione professionale e un supporto informatico per facilitare la revisione dei trattamenti ad alto rischio oltre a piccoli incentivi finanziari per la partecipazione al progetto» spiegano gli autori, che al termine dello studio hanno osservato una riduzione del 37% nelle prescrizioni di farmaci a elevato rischio di complicanze tra i generalisti che hanno preso parte al trial, con una riduzione consistente del tasso di ricoveri ospedalieri per ulcera gastrointestinale o emorragie. «Dato il successo dell'intervento, il servizio sanitario britannico e quelli di altri paesi dovrebbero prendere in considerazione l'implementazione di strategie mirate a ridurre le prescrizioni di terapie potenzialmente dannose» concludono i ricercatori scozzesi.
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