Politica e Sanità
19 Febbraio 2016Giugno 2017 è la data a partire dalla quale potrà essere contemplato l'accesso gratuito alla terapia con i farmaci innovativi anche per i pazienti affetti da epatite C "non gravi", ovvero per i quali la malattia è allo stadio della fibrosi F1 e F2. Attualmente il Sistema Sanitario Nazionale dispensa i farmaci per la cura della malattia solo ai pazienti gravi, con fibrosi a livello 3 e 4 e cirrotici. Per poter considerare un aumento della presa in carico dei pazienti è necessario aspettare la scadenza del contratto biennale attualmente stipulato con la casa farmaceutica Gilead Sciences che prevede il trattamento di 50 mila pazienti all'anno a partire da giugno 2015.
A parlarne a Farmacista33 è Americo Cicchetti, farmacoeconomista esperto del Consiglio Superiore di Sanità (2011), membro (nominato dal Ministro della Salute) del Comitato Prezzi e Rimborso dell'Agenzia Italiana del Farmaco (2009-2012; 2012) e nell'ambito dell'Aifa partecipa al Gruppo di Lavoro sui criteri per la determinazione dei prezzi dei farmaci orfani. «Il numero limite di pazienti affetti da epatite C che possono essere trattati con il farmaco innovativo in relazione alla negoziazione fatta con la casa farmaceutica era di 50 mila all'anno e ci stiamo avvicinando a questa soglia. Secondo i più recenti dati Aifa siamo arrivati a 35.327 trattamenti attivati - spiega Cicchetti - Lo schema di negoziazione prevedeva un sistema di sconti prezzo volume: quanto più ci avviciniamo alla soglia di 50 mila pazienti trattati, tanto meno costano i farmaci. Questo non vuol dire che potremo trattare più pazienti, le cose non cambiano perché bisogna rispettare i termini del contratto e si possono prendere in carico solo il numero di pazienti previsti nel contratto. Una volta arrivati a 50 mila pazienti trattati avremo chiuso il primo anno (2015-2016).
Il secondo anno (2016-2017) sarà uguale come schema. Quello che conta è ciò che avverrà dopo: si sta discutendo dell'allargamento dei criteri per trattare i pazienti meno gravi. Pani suggeriva, e concordo su questo, che ci sia bisogno di una nuova negoziazione con le case farmaceutiche. La speranza è riposta nell'abbassamento del prezzo del farmaco, legato anche alla prospettiva di ampliare i criteri di accessibilità al prodotto facendo accedere non solo i pazienti gravi, ma anche i pazienti con fibrosi a livello 1 e 2. Questo permetterebbe di avvicinarsi alla cura di 300 mila pazienti, ovvero di tutti i malati di epatite C in Italia». L'impossibilità di accedere al farmaco per le fasce dei pazienti meno gravi ha dato vita al fenomeno del "turismo della disperazione".
Molti pazienti cercano di acquistare il trattamento a proprie spese: «Ci hanno riportato casi di persone che sono andate in Egitto a comprare il farmaco a 1000 o 900 euro che è il prezzo ufficiale del farmaco egiziano, ma ci sono anche persone che sono andate a comprarlo a San Marino e lo hanno pagato 25-30 mila euro - spiega Cicchetti - In realtà secondo il razionale clinico utilizzato, chi aveva una fibrosi a livello 2 non si trovava in una situazione clinica tale da rischiare la morte, ciò non toglie che una fibrosi 2 può evolvere ad un livello più alto, quindi è comprensibile che ci sia chi ha paura di aspettare ad assumere il farmaco».
Attilia Burke
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