nov262015
Farmaci generici, Mmg americani: prescriverli è una best practice
Stavolta si è mosso anche l'American college of physicians (Acp) per raccomandare la prescrizione dei farmaci generici, ritenuta "buona pratica medica". Un apposito comitato ha effettuato un approfondimento sul tema, che si è tradotto in un documento pubblicato ieri su Annals of Internal Medicine. Tra gli elementi di interesse c'è la convinzione, espressa dagli esperti statunitensi, che il costo dei farmaci brand sia un fattore che riduce l'aderenza terapeutica di molti pazienti. «È un dato reale - conferma
Aurelio Sessa, presidente di Simg Lombardia - probabilmente ancora più evidente negli Stati Uniti, dove i cittadini pagano i farmaci se non sono coperti dalla propria assicurazione: l'aderenza alla cura può essere inficiata proprio dai costi. In effetti succede anche in Italia e l'uso dei farmaci equivalenti può venire incontro al paziente, se il motivo della scarsa compliance è l'aspetto economico, dato che per certi farmaci la differenza può essere anche di parecchi euro. Oggi sempre di più il paziente è attento al costo e uno dei nostri compiti è di sottolineare questo aspetto».
Il report dà conto anche dei dubbi relativi all'efficacia dei farmaci equivalenti, che restano diffusi in parte della popolazione; l'Acp fa notare che l'approvazione della Fda è subordinata alla dimostrazione della bioequivalenza, ma che alcuni dati indicano eccezioni per cui alcuni farmaci generici che non risulterebbero all'altezza dei brand, e raccomandano ulteriori studi. «Nell'immaginario collettivo restano alcuni dubbi - dice Sessa - e noi medici siamo spesso costretti a ribadire questo aspetto, ma la quota di mercato dei generici sta sensibilmente e continuamente aumentando e il paziente acquisisce sempre più consapevolezza per diversi motivi: intanto, il medico stesso è più convinto, mentre prima capitava spesso che, soprattutto gli specialisti, dessero indicazioni per il farmaco brand; inoltre le aziende sanitarie ci danno costantemente indicazioni, anche attraverso la reportistica trimestrale, in cui viene sempre riportata la quota di farmaci generici prescritti».
Renato Torlaschi