ott252018
Farmaci, Grillo: dosi adeguate a terapia. Si apre dibattito su come dispensarle
C'è un eccesso di prestazioni che riguarda sia la sanità pubblica sia quella privata e questo vale anche per le terapie farmacologiche. In questo senso, «uno dei temi potrebbe essere quello di dispensare una dose corrispondente alla terapia prescritta. Se si ritira l'intera scatola, è normale che, rimanendo a casa dei farmaci, i cittadini autonomamente decidano di assumerli anche quando non c'è un'indicazione terapeutica». A dirlo è il ministro della Salute,
Giulia Grillo, ai microfoni di Radio 2. Ma quali sono le vie a oggi percorribili per adeguare le dosi di farmaco alla terapia prescritta? Ne abbiamo parlato con
Maurizio Cini, presidente Asfi e professore all'Università di Bologna, che ha fatto un punto tra esperienze italiane ed estere.
«Anche nelle terapie farmacologiche - ha sottolineato il ministro Grillo - c'è un eccesso di consumo di farmaci, a volte in modo del tutto inappropriato, come accade con gli antibiotici» e questo «è causa dell'antibiotico resistenza. La macchina è complessa da gestire, ci sono varie misure di contenimento». Ma «sui farmaci uno dei temi potrebbe essere quello di vendere una dose corrispondente alla terapia prescritta». Una misura che da un lato contribuirebbe a ridurre gli sprechi e dall'altro sarebbe un aiuto rispetto al fenomeno dell'antibiotico resistenza: «Se si compra l'intera scatola» è la riflessione, possono «rimanere a casa dei farmaci». I «cittadini possono decidere di assumerli autonomamente, anche quando non c'è un'indicazione terapeutica» da parte del medico, e questa abitudine rischia di andare ad alimentare la resistenza batterica.
«Una riflessione condivisibile» è il commento di Cini. Ma che possibilità ci sono, oggi, per ottenere una maggiore rispondenza tra il quantitativo prescritto dal medico e quello effettivamente in mano al paziente? In generale, «due possono essere le vie per adeguare dosi a indicazioni terapeutiche. La prima è espressa dal modello anglosassone - non previsto al momento in Italia - in cui il farmacista ha la possibilità di consegnare al paziente il numero di unità di dosaggio sufficiente e adeguato alla cura. L'altra è a monte e riguarda la produzione da parte dell'industria di confezioni più piccole, per esempio le cosiddette confezioni starter, e più mirate ad un unico ciclo di terapia. D'altra parte, va detto che, una volta ultimato il ciclo, o il paziente è guarito o in ogni caso deve tornare dal medico».
Altra cosa, chiarisce Cini, è la «ripartizione in dose unitaria in farmacia. Questo è un vero e proprio servizio offerto dalle farmacie e rientra nelle iniziative di aderenza alla terapia, ma non va ad incidere sul quantitativo di farmaco dispensato al paziente, che rimane quello contenuto nella confezione. Infatti, dopo la consegna del medicinale al paziente, il farmacista, su richiesta dello stesso, può provvedere alla suddivisione e organizzazione, anche per orari, delle singole dosi giornaliere di terapia nei cosiddetti Blister o Pillolieri, per favorire la compliance e, soprattutto nel caso di politerapie, evitare errori da parte del paziente». Una modalità, questa, che già oggi «è possibile in Italia - pur nell'auspicio di un intervento specifico - e su cui recentemente è stata fatta chiarezza normativa anche in Francia».
Francesca Giani