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Politica e Sanità

08 Luglio 2016

Farmaci in età pediatrica, Corsello (Sip): no all’autoprescrizione di antibiotici


In età pediatrica, la fascia d'età compresa tra zero e due anni è quella in cui si registra il consumo maggiore di farmaci: 82,2 dosi giornaliere ogni mille bambini. È uno dei dati forniti dal recente rapporto OsMed dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), da cui emergono consumi progressivamente più bassi negli adolescenti tra 14 e 17 anni (75,8 dosi giornaliere ogni mille abitanti), nei bambini fra tre e cinque anni (71,1), nei preadolescenti dagli 11 ai 13 (60,9) e nei bambini che frequentano la scuola primaria 6-10 anni (54,2). «È un dato atteso e rientra nella fisiologia degli eventi - commenta il presidente della Società italiana di pediatria (Sip) Giovanni Corsello - perché è l'età in cui il bambino comincia la socializzazione, spesso con l'iscrizione al nido, e aumenta il contatto con agenti virali o batterici che possono provocare infezioni, quindi in qualche modo il consumo dei farmaci è anche legato alla necessità di ridurre la temperatura corporea, di lenire un po' il fastidio e il dolore e trattare le infezioni».

A conferma dell'analisi del presidente Sip, i farmaci più utilizzati secondo il rapporto Osmed sono quelli per l'apparato respiratorio (35,6%) e gastrointestinale (25,5%). Secondo Corsello non si segnalano dunque particolari abusi tranne quello, peraltro grave e diffuso anche nella popolazione non pediatrica, di prescrizione inappropriata di antibiotici per infezioni che non sono batteriche ma virali, il che come è noto va a aggravare il fenomeno della antibioticoresistenza. Il pediatra porta inoltre l'attenzione sull'importanza di evitare l'autoprescrizione, particolarmente pericolosa per bambini molto piccoli: «l'uso dei farmaci deve essere sempre governato dal pediatra e frutto di un'interazione del pediatra con la famiglia, in modo da evitare inappropriatezze e anche effetti collaterali. C'è il rischio oltretutto che si usino per i bambini farmaci destinati agli adulti che si trovano nei cassetti di casa, evento che può causare un maggior numero di effetti avversi perché il bambino ha peculiarità fisiologiche che spesso non ci consentono di utilizzare farmaci per adulti semplicemente riducendone le dosi».


Renato Torlaschi

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