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mag162012

Farmaci innovativi: troppo tempo per entrare nei Prontuari regionali

C’è ancora troppa disparità regionale nell’accesso alle novità terapeutiche in campo oncologico dovuta a ritardi tra approvazione, immissione in commercio e inserimento nel Prontuario regionale. La denuncia è stata sollevata dalla Favo

C’è ancora troppa disparità regionale nell’accesso alle novità terapeutiche in campo oncologico dovuta a ritardi tra approvazione, immissione in commercio e inserimento nel Prontuario regionale. La denuncia è stata sollevata dalla Favo (Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia) e dall’Aiom, nella VII Giornata nazionale del malato oncologico ed è stata inserita nel IV Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici presentato ieri al Senato. L’associazione ricorda che oggi solo in quattro Regioni (Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia-Giulia e Marche) e nella Provincia autonoma di Bolzano vengono recepite immediatamente le indicazioni registrative dell’Aifa, mentre in tutte le altre, dotate di un proprio Prontuario, i farmaci “nuovi” non vengono resi disponibili ai malati fino a quando, e solo se, vengono esaminati e approvati anche da Commissioni tecnico-scientifiche regionali. «Dall’autorizzazione internazionale di un farmaco alla delibera che ne permette l’immissione in commercio» afferma Francesco De Lorenzo, presidente Favo «in Italia trascorrono in media dai 12 ai 15 mesi. E ulteriori ritardi sono determinati dai tempi di latenza per la messa a disposizione a livello regionale dopo le approvazioni degli enti regolatori internazionali e nazionali. Le lentezze del sistema rischiano di creare disparità tra i pazienti italiani e quelli di altri Paesi europei e tra i malati che risiedono in Regioni diverse». Per alcuni farmaci in alcune Regioni possono passare fino a 50 mesi, sottolinea Stefano Cascinu, presidente Aiom: «Con rammarico constatiamo che l’accordo della Conferenza Stato-Regioni del novembre 2010 non ha contribuito al raggiungimento dell’obiettivo di sanare le inaccettabili disuguaglianze tra i malati italiani».


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