apr242019
Farmaci nelle carceri, assistenza e qualità cure obiettivi dell'accordo Sifo-Co.n.o.s.c.i.
Farmaci nelle carceri, Sifo e Co.n.o.s.c.i. siglano un accordo per garantire qualità e accessibilità delle terapie e sensibilizzare su una tematica spesso trascurata
"Identificazione congiunta di azioni di miglioramento dell'assistenza farmaceutica penitenziaria, la promozione di studi e ricerche nonché l'identificazione di azioni normative per la regolamentazione delle attività di farmaceutica penitenziaria, anche identificando ambiti di necessità e relative proposte regolatorie da sottoporre congiuntamente agli organismi istituzionali preposti". Questi gli obiettivi principali dell'"Accordo di Programma e di Collaborazione Scientifica", siglato nell'ambito di un workshop scientifico a Roma dalla Società Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei Servizi Farmaceutici delle Aziende Sanitarie (Sifo) e dal Coordinamento Nazionale degli Operatori per la Salute nelle Carceri Italiana (Co.n.o.s.c.i).
Come si legge nella nota Sifo, l'accordo prevede un impegno da parte delle due associazioni nell'avvio di progetti di ricerca, di formazione e di dibattito, oltre che pubblicazioni, per approfondire la situazione del trattamento farmacologico nei penitenziari, nell'ottica del perseguimento di una "nuova cultura sociale, in un'attenzione rinnovata ed esplicita ai diritti della persona ed all'art. 2 della Costituzione".
«La collaborazione tra le nostre due Società è iniziata nel 2018 in occasione di un Corso di Perfezionamento interprofessionale sull'assistenza penitenziaria promosso a Napoli in collaborazione tra la ASL Napoli 1-Centro, il Dipartimento di Sanità Pubblica della Facoltà di Medicina dell'Università Federico II e lo stesso Coordinamento Nazionale - ha spiegato la presidente Sifo,
Simona Serao Creazzola - In quella occasione prestigiosa ci si siamo trovati immediatamente sulla stessa lunghezza d'onda, abbiamo condiviso che il problema dell'assistenza farmaceutica penitenziaria era importante e probabilmente sottovalutato, concludendo quindi che si trattasse di un argomento che reclamava attenzione sia per le varie criticità incontrate da tutti gli operatori sanitari, sia per la carenza di normative di settore, di soluzioni organizzative e di best practice».
Collaborazione tra i due enti che è poi sfociata nella realizzazione di una sessione congiunta inserita nel programma del XXXIX Congresso della Società Italiana di Farmacia Ospedaliera svoltosi a Napoli a novembre 2018, durante la quale Co.n.o.s.c.i. aveva presentato i dati di uno studio svolto su un campione di 16.000 detenuti, rilevamenti secondo i quali il 67,5% degli esaminati presentava una situazione patologica. I detenuti italiani sarebbero infatti affetti da disturbi psichici come dipendenze, da malattie dell'apparato digerente e da malattie infettive. I reclusi che assumono un farmaco sarebbero circa il 55% del campione, con una media di 2,8 farmaci a persona (specialmente ansiolitici, antipsicotici e antiepilettici), il tutto all'interno di un quadro dove "le patologie spesso si vanno a intrecciare con le dipendenze da una o più sostanze stupefacenti".
«Il settore della sanità penitenziaria è indubbiamente un ambito negletto, in quanto sono solo 10 anni che la responsabilità dell'assistenza sanitaria è passata in carico alla sanità regionale, mentre prima era in capo al Ministero di Grazie e Giustizia - ha precisato nella sua relazione scientifica nell'ambito del workshop
Sandro Libianchi presidente di Co.n.o.s.c.i. nonché responsabile medico nel carcere di Rebibbia -. L'obiettivo finale di questo nostro progetto congiunto è creare i presupposti per una corretta gestione della salute della popolazione carceraria attraverso un'organizzazione migliore, con modelli operativi regionali ed aziendali di cui si sente il profondo bisogno. Il tutto deve significare garanzia di un'assistenza di qualità, di appropriatezza delle cure che riguarda anche le prescrizioni farmaceutiche, di razionalizzazione delle risorse con successivo contenimento di spesa».