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Politica e Sanità

19 Aprile 2017

Farmaci, risparmi da gare regionali. Il caso Piemonte riaccende lo scontro sulla distribuzione


Botta e risposta tra il responsabile del servizio farmaceutico piemontese Loredano Giorni e il presidente Federfarma Annarosa Racca dopo che la Regione Piemonte ha risparmiato 10 milioni di euro mettendo a gara i prodotti a base del principio attivo Imatinib. L'agenzia d'acquisto regionale Scr alla fine ha spuntato 0,46 euro a compressa contro la base d'asta di 4,76 euro. L'assessore alla salute Antonino Saitta sottolinea che i risparmi saranno impiegati per migliorare la sanità regionale, e rimarca come le gare sulla farmaceutica siano una grande opportunità per i sistemi sanitari. Saitta è anche il coordinatore degli assessori delle 20 regioni e la gara può diventare un precedente.

L'Imatinib, che trova indicazione nel trattamento delle leucemie mieloide e linfoblastica, dei tumori stromali gastrointestinali e di alcuni tumori rari, ha perso la copertura brevettuale nel 2016 e oggi ci sono più equivalenti distribuiti in alcune regioni per conto e in altre direttamente da Asl e ospedali. «Il risultato conseguito è dovuto al fatto che parliamo di un farmaco che in Piemonte è in distribuzione per conto, se fosse stato distribuito in convenzionata non avremmo potuto tenere La gara e avremmo perso lo sconto», spiega Giorni. E aggiunge: «Le aziende partecipanti hanno fatto prezzi molto simili tra loro: ciò significa che la gara non è stata aggiudicata sotto costo ma c'era ancora margine sufficiente per tutti». Sulla distribuzione per conto è aperto un tavolo con Federfarma ed Assofarm al ministero dello Sviluppo. «Fin qui la Dpc riguarda farmaci del prontuario ospedale-territorio, ma occorrerà riflettere e ridefinire in futuro gli elenchi. Al tavolo avevo proposto di portare farmaci dalla distribuzione convenzionata alla Dpc e forse ho visto lungo», dice Giorni. «Se acquisto con gara un medicinale fin qui in convenzione risparmio. Ma è anche vero che negli accordi fin qui fatti nelle regioni le farmacie non sono state disposte a far passare medicinali dalla distribuzione convenzionata a quella per conto. Al di là dei patti regioni-distributori, peraltro, nessuna fonte normativa vieta questo tipo di passaggio».

La legge 405 del 2001 riserva la Dpc a farmaci che richiedono un controllo ricorrente sul paziente, effettuabile pure dal farmacista e per questo si fanno preferire alla distribuzione diretta. «Ma un po' tutti i farmaci -dice Giorni - richiedono sorveglianza, quindi gli accordi regioni-farmacie in futuro potrebbero aprire di più alla Dpc». Replica Racca: «La proposta di trasferire farmaci dall'assistenza convenzionata alla Dpc, con l'obiettivo di poter fare le gare, innanzi tutto contrasta con la norma della legge di stabilità 2014 che prevede che l'Agenzia del Farmaco debba escludere dal Prontuario ospedale-territorio (per riportarli quindi alla convenzionata) i medicinali di uso consolidato e quelli a brevetto scaduto. Per tali farmaci, infatti, non sussistono più le esigenze di controllo specifico da parte delle strutture pubbliche. Federfarma e Sifo hanno già svolto un lavoro istruttorio sul tema e lo hanno presentato all'Aifa».

Racca aggiunge che per legge il Prontuario Ph-T è stilato dall'Aifa «su presupposti scientifici, come peraltro è compito Aifa individuare l'equivalenza terapeutica dei principi attivi ai fini dell'espletamento delle gare». E ricorda come «il Ph-T non deve essere modificabile a livello regionale per evitare livelli di assistenza diversi sul territorio. Il Ph-T ha un senso solo se è un elenco flessibile in cui entrano per un certo periodo i medicinali innovativi, che necessitano di controlli medici particolari, e dal quale escono i medicinali che hanno superato questa fase iniziale di verifica. In caso contrario, diventa solo un escamotage per aumentare artatamente il numero di confezioni acquistato con le gare». Infine, «la DPC è stata prevista dal legislatore per ovviare ai disagi imposti ai cittadini dalla distribuzione diretta: non va utilizzata per aumentare la quota di farmaci acquistati direttamente dalle Asl. Non si capisce poi perché continuare a ridurre la spesa convenzionata, già in calo, e per la quale lo sforamento del tetto è interamente a carico della filiera (industrie, grossisti, farmacie). Mentre con il nuovo sistema dei tetti di spesa, previsto dalla legge di bilancio 2017, lo sforamento del tetto di spesa per farmaci acquistati dalle strutture pubbliche (destinati sia alla distribuzione diretta che a Dpc) è a carico per il 50% delle Regioni e per il 50 delle industrie farmaceutiche».


Mauro Miserendino

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