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Politica e Sanità

24 Aprile 2018

Farmacia servizi, Gimbe: opportunità per Ssn. No a ritardi nella sperimentazione


Il contributo della farmacia dei servizi alla sostenibilità del Ssn consiste nella possibilità di ridurre sprechi e inefficienze grazie ai nuovi servizi: migliorare il sottoutilizzo di prestazioni sanitarie efficaci e appropriate, in particolare favorendo l'aderenza terapeutica nei pazienti cronici e gli interventi di prevenzione, ridurre le complessità amministrative, grazie alle facilitazioni per la prenotazione di prestazioni di specialistica ambulatoriale, ritiro referti e pagamento ticket, e al miglioramento del coordinamento dell'assistenza tra vari setting assistenziali, in particolare tra ospedale e cure primarie. Indubbiamente il successo della farmacia dei servizi richiede una profonda revisione del ruolo del farmacista, che da semplice dispensatore di prodotti deve trasformarsi in un protagonista attivo della rete di servizi sanitari, sacrificando in parte l'anima commerciale e sviluppando nuove competenze che gli permettano di erogare adeguatamente le prestazioni richieste.

A dirlo è Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe, nella relazione di apertura al convegno istituzionale a Cosmofarma, dedicato alle "farmacie, presidi strategici del Servizio sanitario nazionale. Sinergie funzionali, standard tecnico scientifici e cooperazione interprofessionale", che si è tenuto sabato. Da sfondo ha fatto lo schema di decreto predisposto dal ministero della Salute, in accordo con il Mef, per individuare le nove Regioni in cui avviare la sperimentazione della remunerazione della farmacia dei servizi, con 36 milioni di euro complessivi per il triennio 2018-20, che nel corso dell'ultima conferenza Stato-Regioni ha ricevuto dai governatori un parere positivo condizionato all'estensione della possibilità della sperimentazione a tutte le Amministrazioni. In particolare, i governatori hanno chiesto che quote capitarie di accesso analoghe a quelle assegnate dal cronoprogramma triennale siano rese disponibili, a valere sulle risorse per gli obiettivi di piano, anche alle altre Regioni a statuto ordinario che vogliano avviare nel triennio iniziative simili in materia di farmacia dei servizi.

Ma, secondo il presidente Gimbe, «l'avvio della sperimentazione sembra non essere immediata viste le 3 condizioni poste all'unanimità dalla Commissione Salute delle Regioni nella riunione del 18 aprile 2018». Innanzitutto, «la richiesta di assegnare i 36 milioni previsti dalla legge di Bilancio nel triennio sulla base del criterio della quota capitaria di accesso, indipendentemente dall'anno previsto per l'avvio delle attività, stravolge il principio della bozza di DM: risorse non più destinate a una sperimentazione graduale, ma mera spartizione di fondi tra le Regioni identificate. La materiale erogazione dovrà seguire il cronoprogramma delle attività sperimentali di ogni Regione, nel rispetto dello stanziamento previsto dalla norma, e questo è una condizione di fatto superflua visto che gli anni di erogazione dei fondi sono già stabiliti dalla Legge di Bilancio 2018». Infine per quanto riguarda l'ultima richiesta «le Regioni non incluse nella sperimentazione possono sicuramente attingere alle risorse già assegnate sottraendole ad altri obiettivi di piano, ma è impossibile reperire ulteriori finanziamenti prima della Legge di Bilancio 2019, come invece sembra richiedere questa terza condizione. In ogni caso, bisognerebbe riscrivere per la terza volta lo schema di DM e aggiustare le norme in materia previste dalla Legge di Bilancio 2018, che non rappresenta né un'urgenza per le funzioni dell'attuale esecutivo, né verosimilmente una priorità immediata per il nuovo Governo. La Legge di Bilancio 2018 ha assegnato 36 milioni di euro nel triennio 2018-2020 per realizzare una sperimentazione e la bozza di DM ha identificato 9 Regioni e subordinato alle "ricadute in termini sanitari ed economici" l'eventuale estensione su scala nazionale. Condizionare l'avvio della sperimentazione al coinvolgimento di tutte le Regioni, se politicamente desiderabile e socialmente equo, rischia di generare inaccettabili ritardi, se non di arenare, una sperimentazione che può dimostrare definitivamente il contributo della farmacia dei servizi alla sostenibilità del Ssn».

Sul tema, è intervenuto anche Nello Martini, direttore generale Drugs & Health srl, con un parere differente: «spostarsi sulla quota capitaria e allargare la sperimentazione a tutte le Regioni è un fatto positivo. Prima si rischiava la frammentazione».

Quanto al finanziamento, per Martini «non servono risorse aggiuntive né serve una ulteriore Legge di Bilancio: i soldi sono già quelli delle Regioni e appartengono ai Fondi vincolati. Possono diventare di più, senza passare attraverso a una nuova legge di Bilancio». Martini ha anche sottolineano che le farmacie «hanno una grande opportunità di rientro nel processo assistenziale rispetto alla cronicità deve entrare in modo strutturale all'interno del team che si prende carico dei pazienti cronici». Il ruolo dei farmacisti è rivolto in particolare «all'aderenza al trattamento, garantendo risparmio notevolissimo oltre a creare salute. È una grande sfida» continua Martini «per la quale serve un piano vero di formazione su argomenti non noti alla stragrande maggioranza dei professionisti». E non c'è tempo da perdere come conferma l'esperto «le decisioni vanno prese in tempi rapidi, se si ritarda ulteriormente altri modelli escludono la farmacia».

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