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Politica e Sanità

25 Settembre 2019

Farmacista in Pronto soccorso velocizza somministrazione antidoto contro anticoagulanti


Farmacista in pronto soccorso, studio evidenzia riduzione nei tempi di somministrazione del trattamento contro gli effetti collaterali degli anticoagulanti

La presenza di un farmacista nel reparto di pronto soccorso può accorciare significativamente i tempi di somministrazione del trattamento destinato a invertire l'effetto anticoagulante dei farmaci in pazienti con sanguinamenti potenzialmente letali o necessità di procedure urgenti, secondo uno studio pubblicato sul Journal of Emergency Medicine. «L'inversione dell'effetto degli anticoagulati con il complesso protrombinico a quattro fattori (4F-PCC) è fondamentale, ma ancora non si sanno chiaramente i tempi ottimali per la somministrazione di 4F-PCC né è noto se la somministrazione più rapida migliori l'emostasi» spiega Dalila Masic, dello Loyola University Medical Center in Maywood, Stati Uniti, prima autrice del lavoro. Lo studio ha incluso 116 pazienti che assumevano un fluidificante del sangue e si sono recati in pronto soccorso con emorragie potenzialmente letali. Il fluidificante più comune era warfarin (Coumadin) e l'indicazione più comune per la terapia anticoagulante era il trattamento di una fibrillazione atriale. Il tipo più comune di sanguinamento che ha interessato queste persone è stata l'emorragia intracranica. Ebbene, dei 116 pazienti, 50 hanno avuto un farmacista clinico al loro fianco e 66 hanno avuto a disposizione solo medici. Tra i pazienti che hanno potuto contare sulla presenza di un farmacista al proprio letto per la gestione dei farmaci, il medicinale per la coagulazione è stato somministrato in un tempo mediano di 66,5 minuti, rispetto a 206,5 minuti nei pazienti senza farmacista presente al letto. Inoltre, i pazienti seguiti anche da un farmacista hanno trascorso meno tempo nell'unità di terapia intensiva (due giorni rispetto a cinque giorni) e hanno avuto in generale un ricovero ospedaliero più breve (5,5 giorni rispetto a otto giorni). Gli esperti sottolineano quindi che i farmacisti al letto del paziente hanno aiutato i medici del reparto di pronto soccorso nel processo decisionale clinico e nell'utilizzo appropriato di 4F-PCC, e hanno fatto sì che il farmaco fosse somministrato al paziente in modo più tempestivo. «Un farmacista clinico può fornire preziose raccomandazioni terapeutiche e può ottimizzare i tempi di ricevimento del medicinale salvavita» concludono gli autori.

J Emerg Med. 2019. doi: 10.1016/j.jemermed.2019.06.027
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31447188

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