Sanità

mag182022

Farmacista vaccinatore e farmacia hub per tutti i vaccini, cittadini favorevoli. Nodi e punti di forza

Farmacista vaccinatore e farmacia hub per tutti i vaccini, cittadini favorevoli. Nodi e punti di forza

In farmacia si dovrebbero somministrare tutti i vaccini disponibili: una persona adulta propensa a vaccinarsi se a somministrare il vaccino fosse il farmacista


Che la farmacia possa diventare un polo vaccinale è visto con favore dal 62% degli italiani - con una propensione che cresce con il salire dell'età -, e per il 63% degli intervistati vi si dovrebbero somministrare tutti i vaccini disponibili, sia quelli previsti per l'età pediatrica, sia quelli raccomandati per la popolazione anziana. Sono questi alcuni dei risultati dell'indagine di Doxapharma "La farmacia italiana tra consulenza, servizi e hub vaccinale nel percepito dei clienti", condotta su un campione di clienti di farmacie e presentata a Cosmofarma. Dati che evidenziano la necessità di «rendere strutturale la somministrazione dei vaccini ad opera dei farmacisti», anche alla luce del fatto che «una persona adulta su due sarebbe più propensa a vaccinarsi se a somministrare il vaccino fosse il farmacista» ha commentato Andrea Mandelli, presidente Fofi, rispondendo così anche alle perplessità che nei giorni scorsi erano state espresse dal mondo medico.

I punti di forza della vaccinazione in farmacia: rapidità, comodità, vicinanza

D'altra parte, "tra i punti di forza rilevati nella vaccinazione in farmacia" si legge nella indagine "ci sono rapidità (31%), comodità (23%) e vicinanza (19%), ma anche l'"ottimizzazione dei tempi, la capacità di ascolto, l'efficienza del servizio sono tra gli aspetti maggiormente indicati da chi eÌ a favore del polo vaccinale in farmacia". Mentre tra i "fattori più temuti ci sono l'assenza di un medico in caso di reazioni avverse (14%), personale poco preparato (6%) e ambiente piccolo (4%)". La propensione alla vaccinazione in farmacia, comunque, "eÌ guidata in parte anche dai costi. Più di un cliente su due sarebbe disposto alla somministrazione solo se gratuita. Tra chi invece sarebbe disposto a spendere qualcosa, il costo massimo si aggira intorno ai 20 euro". Si tratta di dati che «apprendiamo con grande soddisfazione e che confermano quanto il farmacista che opera sul territorio rappresenti un punto di riferimento affidabile e accessibile per i cittadini, nei grandi centri così come nelle comunità più piccole, che può svolgere un ruolo fondamentale nelle attività di prevenzione e promozione della salute» è il commento in una nota della Fofi. «La fiducia riposta nei farmacisti è la sottolineatura del ruolo che la professione ha assolto con competenza e responsabilità durante la pandemia, che ha consentito di superare i 3 milioni di vaccini anti-Covid inoculati nelle farmacie di comunità, che si aggiungono alla somministrazione dei vaccini antinfluenzali. I farmacisti di comunità possono offrire un contributo straordinario al Paese per aiutare molti italiani a vincere le resistenze alla vaccinazione e dare una forte spinta all'aumento delle coperture vaccinali, oggi ancora lontane dai livelli raccomandati dalle Istituzioni sanitarie, soprattutto a beneficio dei soggetti più fragili».

Fnomceo: anamnesi e consenso informato devono tornare al medico

Il concetto era stato ribadito dalla Fofi anche settimana scorsa, dopo che il presidente della FNOMCeO, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, Filippo Anelli, durante l'audizione al Nitag, il Gruppo tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni istituito presso il Ministero della Salute, aveva espresso la necessità di tornare a una gestione pre-emergenziale della vaccinazione. "Superata la fase emergenziale dove avevamo bisogno che tutti i professionisti sanitari collaborassero e dessero una disponibilità per fare la vaccinazione" sono state le parole di Anelli "abbiamo ora la necessità che si torni a una normale erogazione di questi servizi, rispettando le competenze". In particolare, "il medico" deve tornare a essere "il punto di riferimento del suo paziente. La classificazione ai fini della fornitura prevede per i vaccini antinfluenzali la ricetta ripetibile e per i vaccini anti Covid-19 la ricetta limitativa. La prescrizione è una esclusiva e non delegabile competenza del medico che impegna la sua autonomia e responsabilità e che deve far seguito a una diagnosi circostanziata o a un fondato sospetto diagnostico. Laddove il vaccino venga somministrato senza la presenza del medico non può dunque ritenersi superato l'obbligo di prescrizione, che può invece essere assorbito dalla raccolta - ove sia fatta e firmata, appunto, dal medico -, del consenso informato". Non a caso, continua, "al medico va attribuita - in quanto unico soggetto deputato all'anamnesi e alla valutazione dello stato di salute del paziente - la trasmissione di una corretta informazione finalizzata alla raccolta del consenso riguardo ai benefici e ai rischi di tale trattamento sanitario, nonché riguardo alle possibili alternative e alle conseguenze di un rifiuto dello stesso. La prescrizione e la relativa somministrazione di un vaccino si configura come atto medico, poiché, in quanto tale, esso è esercitabile solo da un medico o da un professionista sanitario all'uopo delegato, ma sempre in presenza del medico stesso. A tal proposito occorre tenere ben distinti e separati gli ambiti di competenza delle diverse professioni e fronteggiare la questione del riassetto dei percorsi formativi relativamente ai diversi ruoli degli operatori sanitari, evitando così che si creino disparità e invasioni di competenze".

Mandelli: vaccini in farmacia vanno istituzionalizzati

Una posizione non condivisa dalla categoria. «Istituzionalizzare la somministrazione dei vaccini ad opera dei farmacisti, oltre l'emergenza Covid» ha ribadito Andrea Mandelli, presidente Fofi, durante i lavori di Cosmofarma «significa rendere un grande servizio al Paese, permettendo ai cittadini di accedere con facilità alle campagne di prevenzione, e ai medici di dedicarsi alla cura dei pazienti negli ambulatori e negli ospedali, contribuendo a contrastare la grande piaga delle liste d'attesa, fortemente acuitasi durante la pandemia. Il nuovo ruolo della farmacia dei servizi come punto di vaccinazione, per il Covid, l'influenza e non solo, avvicina l'Italia agli altri grandi Paesi europei. Senza la collaborazione dei farmacisti di comunità anche somministrare in tempi utili gli antivirali contro il Covid si sarebbe rivelato difficile, se non impossibile, oltretutto costringendo un gran numero di cittadini a percorrere decine di chilometri per poter reperire una terapia fondamentale per la cura della malattia. Non si può immaginare una riforma dell'assistenza che punti sulla prossimità senza portare sul territorio la dispensazione di quei farmaci che non devono essere necessariamente gestiti in ambito ospedaliero. Si tratta di un passaggio fondamentale per migliorare l'accesso e l'appropriatezza delle cure».

Francesca Giani
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